Un atto notarile tra privati invece di un bando pubblico come prevede la legge per le concessioni demaniali marittime
La gestione dello stabilimento balneare Village ad Ostia (Roma), confiscato al clan Fasciani, invece di essere assegnata con un bando pubblico, come prevede la legge, è stata data ad una società privata con un atto notarile. La Hesperia Srl per gestire il Village ha versato alla Malibù Beach Srl, azienda confiscata dal Tribunale di Roma e ancora concessionaria dell’area dove è presente lo stabilimento in questione, 400 mila euro. Progetto Italia News, dopo aver raccontato nel dettaglio perché l’inaugurazione del Village sia misteriosamente saltata all’ultimo minuto, è venuta in possesso del contratto di affitto di ramo d’azienda tra la Malibù Beach Srl, società che il Tribunale di Roma ha stabilito essere riconducibile al clan Fasciani, e la Hesperia Srl che ha preso in gestione fino al 31 dicembre 2018, lo stabilimento balneare confiscato al medesimo clan. Come già raccontato da Progetto Italia News una legge regionale del 2015 prescrive chiaramente, quando si parla di concessioni demaniali marittime, una procedura di evidenza pubblica “ai fini del rilascio di nuove concessioni nonché nei casi di affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione e di subingresso”. Ma in questo caso l’affidamento dell’attività “oggetto della concessione”, ovvero lo stabilimento balneare confiscato al clan Fasciani, è stato fatto con un atto notarile del 6 agosto scorso sottoscritto tra due società private e avallato dal municipio di Ostia qualche settimana dopo. E così, la Hesperia, una Srl costituita il 15 luglio scorso, a settembre ha ottenuto dal municipio di Ostia la gestione di uno stabilimento confiscato dalla magistratura, in barba alla legge che prevede un bando pubblico per le concessioni demaniali marittime. E una procedura ad evidenza pubblica in questo caso sarebbe stata ancor più necessaria visto che per la concessione in questione pendono ben due provvedimenti di confisca: uno nei confronti del Village e l’altro verso la società che lo possiede. La legge, di cui comunque manca ancora il relativo regolamento di attuazione, prescrive chiaramente che devono essere i Comuni (in questo caso, il municipio di Ostia) ad attivare procedure di evidenza pubblica per autorizzare l’articolo 45 bis, ovvero la gestione totale o parziale delle attività pertinenti alla concessione. Procedure di evidenza pubblica che escludono un accordo privato tra due società, una confiscata e l’altra designata da Unindustria. Una legge molto chiara tant’è che a nessun altro concessionario di Ostia è stata data l’autorizzazione al 45 bis nell’anno 2015 proprio in virtù della norma regionale. Appare paradossale che tale legge che garantisce, o almeno tenta di garantire trasparenza nelle concessioni demaniali marittime, non sia stata applicata proprio nel caso dello stabilimento, in amministrazione giudiziaria, confiscato ai Fasciani, E la società destinataria della gestione del Village, inoltre, è costituita da persone che non sembrano avere nessuna esperienza nel campo della conduzione di uno stabilimento balneare. Ma quando si parla di amministrazione giudiziaria, come il caso del Village, bisogna precisare che essa deve necessariamente avvalersi di uno staff multidisciplinare, di professionisti ed esperti del settore in cui si è chiamati ad operare, proprio per rendere l’attività produttiva.
Operazione opaca avvenuta quando già il municipio era stato commissariato per mafia
Il via libera dato alla Hesperia alla gestione del Village senza bando pubblico, è avvenuto non durante la presidenza Tassone, l’ex presidente del municipio di Ostia arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, ma quando già il municipio stesso era stato commissariato a seguito proprio dell’arresto di Tassone. Progetto Italia News ha chiesto al commissario prefettizio Domenico Vulpiani dei chiarimenti sulla vicenda ma non ha ottenuto risposta. Chiarimenti necessari per capire per quale motivo un municipio commissariato per mafia avalli l’assegnazione della gestione di uno stabilimento confiscato al clan Fasciani fatta tramite contratto di affitto di ramo d’azienda ad un’altra società privata senza bando pubblico come prevede la legge. Chiarimenti necessari per capire anche perché l’inaugurazione del Village, che doveva essere il simbolo della rinascita di Ostia dopo i noti fatti di mafia, sia saltata all’ultimo momento. Chiarimenti necessari anche per capire altri potenziali aspetti inquietanti. Si perché nell’atto notarile in questione è scritto nero su bianco nelle premesse che “per effetto dell’intervenuta confisca, ancorché non definitiva, i beni oggetto sono gestiti dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”. Quindi, a quanto pare, la confisca della Malibù Beach, la società dei Fasciani concessionaria dell’area in questione, non è definitiva e la stessa società in futuro potrebbe tornare in mano ai Fasciani. Se ciò accadesse i 400 mila euro versati dalla Hesperia alla Malibù Beach potrebbero entrare di nuovo nella disponibilità del clan? Se invece la confisca diventasse definitiva lo stabilimento dovrebbe andare ad un’associazione a scopo sociale invece che ad un’azienda che ha come scopo un profitto privato, tant’è che ad esempio la Hesperia a pasquetta promuoveva un menù al costo di 50 euro a persona, con pagamento solo cash, non accettando carte di credito o bancomat per “problemi tecnici”. Cosa accadrebbe quindi se la confisca diventasse definitiva? Domande che al momento non hanno ottenuto una risposta dal commissario Vulpiani che si spera prima o poi ottengano un responso da parte di chi, dopo gli eventi di Mafia Capitale che hanno travolto il municipio di Ostia, è stato messo lì per ristabilire la legalità in un territorio martoriato per decenni dalla criminalità organizzata.
Luca Teolato