I Fori imperiali: un viaggio nel cuore dell’Urbe

Roma era il cuore dell’Impero e il cuore di Roma era il Foro. Ogni nuova città conquistava veniva poi costruita a immagine e somiglianza dell’Urbe. E quindi anche le altre città avevano gli anfiteatri, le terme, il foro. Ma quello più importante era quello della Capitale, ovviamente. Mercati, tribunali, bagni: era dove si svolgeva la vita quotidiana dei romani. Domenica Progetto Italia News, insieme a Cecilia Giorgi dell’associazione culturale Calipso ha fatto una ‘atipica’ passeggiata tra i Fori imperiali. Grazie alla nostra guida, abbiamo infatti visto, e capito, come doveva viverli un abitante di Roma del 120 d.C..
Il primo Foro che visitiamo, e anche il più antico (fu inaugurato nel 46 a.C.), è quello di Cesare. Il nostro abitante della Roma antica, una volta entrato nel Foro, sarebbe sicuramente rimasto colpito dal maestoso Tempio di Venere, voluto da Giulio Cesare per celebrare la vittoria su Pompeo. Sul lato sud-occidentale, dietro i portici, vi erano una serie di taberne del tempo. Vale a dire gli uffici e i negozi del Foro. Se poi il nostro cittadino aveva dei bisogni impellenti, poteva recarsi nel grande bagno pubblico (di cui sono rimasti i resti).

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Dal Foro di Cesare continuiamo la nostra passeggiata e arriviamo a quello di Augusto. Cronologicamente fu il secondo a essere costruito e venne inaugurato nel 2 a.C.. Il Foro, disposto ortogonalmente rispetto a quello di Cesare, era 120 metri per 120 metri e chiuso da un muro perimetrale alto circa 33. Al suo interno venne costruito il tempio di Marte Ultore. Anche in questo caso la costruzione del Foro era stata voluta per fini propagandistici. Nel Foro di Augusto si svolgevano le attività giudiziarie dei pretori urbani, mentre nel tempio si tenevano le riunioni del Senato per deliberare su guerre e trionfi. Augusto si dice fosse il primo grande comunicatore: il programma iconografico del foro doveva risultare per i Romani di facile lettura e comunicare immediatamente ai Romani la grandezza di Roma, le virtù dei Romani e soprattutto quella del suo imperatore Augusto. A sinistra e nel centro del Foro c’erano le statue di Enea e Anchise (di fronte a Romolo), per esaltazione della famiglia, e i loro discendenti. Viene quindi rappresentata da una parte la storia greca, che inizia da Enea, dall’altra quella romana, da Romolo. Anchise mostra ad Enea i personaggi romani che verranno dopo di lui: morti gloriosi del futuro (mentre nell’Odissea mostrava a Ulisse i morti che già conosceva, quelli prima di lui).

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Da questo Foro ci spostiamo per andare nel Foro di Nerva, il penutlimo a essere edificato. Voluto dall’imperatore Domiziano, fu inaugurato nel 97 d.C.. Il Foro, per necessità di spazio, venne costruito in lunghezza (120 x 45 metri) ed è interamente dedicato alla dea Minerva, protettrice di Domiziano. Sul fondo il nostro immaginario cittadino dell’Urbe avrebbe visto un tempio dedicato proprio alla Dea, mentre ai lati era stato disposto un finto colonnato. Sul fregio viene raffigurato il mito di Aracne. In età medievale, ci spiega Cecilia Giorgi, questo Foro fu uno dei più sfruttati e venne trasformato in una zona commerciale piena di macellerie (possono essere ancora notati i solchi dei carri che trasportavano le merci). In quest’epoca vennero costruite poi delle Domus aristocratiche a due piani: il pianterreno era costruito in mattoni e adibito a stalla, mentre il piano superiore era in legno e usato come vera e propria abitazione.

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Continuando la nostra passeggiata, arriviamo al Foro della Pace o templum pacis: il terzo in ordine cronologico. Inaugurato nel 75 dopo Cristo, fu fatto costruire da Vespasiano e va dal Foro di Nerva alla basilica dei SS. Cosma e Damiano. A differemza degli altri fori, questo non è chiamato con il nome di nessun imperatore. Fu chiamato ‘della Pace’ perché arriva in un momento storico particolare. Fu edificato per volontà della famiglia dei Flavi dopo la morte di Nerone. Vespasiano, infatti, volle staccarsi dalla politica del suo predecessore e restituire Roma ai cittadini, prima occupata per circa due terzi dalla sua casa privata. Un’altra particolarità è che non è presente nessun tempio ma è dedicato, appunto, alla pace dell’Impero. Qui potevano accedere tutti i cittadini e osservare la statua della Pax e rilassarsi. Il Foro, infatti, era una sorta di giardino, dove erano presenti dei canali d’acqua con delle siepi di rose. Era per il godimento dei romani. La statua, invece, sorgeva su un piedistallo ed era circondata da grosse colonne in granito rosa. In una delle aule del Foro, dalla parte della Basilica, anticamente era stata posta la Forma urbis severiana, ossia una pianta della città di Roma antica incisa su lastre di marmo. Risalente all’epoca di Settimio Severo, era in sostanza una mappa catastale della città.

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E siamo arrivati alla fine della nostra passeggiata. L’ultimo Foro, anche in ordine temporale, è quello di Traiano. Non solo fu l’ultimo ad essere costruito (inaugurato nel 112 d.C.), ma anche il più grande di tutti. Venne fatto costruire dall’Imperatore quando Roma era ormai arrivata all’apice della sua espansione, dopo la conquista della Dacia. Si estende dalla colonna di Traiano fino al Foro di Augusto e a quello di Cesare. Era composto da una grande piazza porticata sul cui fondo sorgeva la Basilica Ulpia. Questo edificio era maestoso, formato da 5 navate e alto 40 metri. Sovrastava, quindi, la colonna di Traiano che è alta 29 metri. Ma perché venne costruita una Basilica? Il motivo è semplice, ci spiega la guida. I romani amavano farsi causa a vicenda per qualsiasi motivo, anche i più futili e l’edificio fungeva da vero e proprio tribunale. La parte superiore, invece, serviva agli spettatori. Accanto al Foro sorgevano poi i Mercati traianei. Il complesso fu costruito per occupare e sostenere il taglio delle pendici del colle Quirinale. Riprende la forma semicircolare dell’esedra del foro traianeo e si articola su 6 livelli. Dietro la Basilica, invece, si trova la colonna di Traiano. Anticamente era colorata e formata da diversi materiali. Erano presenti delle armi, poi fuse per altri scopi. Ai suoi piedi si trova l’urna con le spoglie dell’Imperatore e di sua moglie, Plotina. Sulla sommità era stata posta la statua di Traiano, poi sostituita con quella di San Pietro per volere di papa Paolo V.

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Secoli dopo, in età medievale, questa parte della città diventò una zona agricola. I Fori vennero interrati con uno strato di 2 metri. Nel XIV secolo poi il cardinale Michele Bonelli, detto l’Alessandrino, provvide a bonificare l’area e a renderla edificabile, tracciandovi la via Alessandrina, dal suo appellativo. La strada andava dal vittoriano e raggiungeva il Tempio della Pace. Il quartiere venne smantellato per volere di Mussolini per riallacciarsi allo splendore di Roma antica e i resti dell’Urbe rividero cosi la luce. In un secolo e mezzo sono stati costruiti, circa due mila anni dopo sono ancora qui, quasi. Ciò dimostra quanto i romani fossero abili nel costruire e quanti bravi fossero a far durare i loro edifici. Proprio come noi oggi.

Alessandro Moschini

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