11 settembre, voti a Bruxelles per la nuova squadra della von der Leyen e per Fitto come commissario europeo

‘Ma veramente il Pd starebbe pensando di non votare Fitto in Europa per negare la vittoria alla Meloni? Sarebbe un autogol della Schlein che penalizzerebbe soprattutto l’Italia’. Daniela Santanchè sintetizza su X lo psicodramma in atto nel Pd a Strasburgo.

”Dobbiamo valutare innanzitutto quale sara’ il portafoglio e le deleghe, poi ci saranno tutti i procedimenti di audizione in Parlamento’. Cosi’ la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine del Forum Ambrosetti, a chi gli chiedeva se i Dem a Bruxelles voteranno per Raffaele Fitto come eventuale commissario europeo della nuova squadra di Ursula von der Leyen. ‘Noi – spiega la leader del Pd – stiamo ancora aspettando di capire quale sara’ il portafoglio. Abbiamo gia’ chiesto al governo, intanto, di chiarire chi seguira’ e come i dossier del ministro Fitto, perche’ sono rilevantissimi per l’Italia: attuazione del Pnrr, fondi di coesione, programmazione e quindi non ci possiamo permettere rallentamenti su questi aspetti’.

L’11 settembre è  giorno in cui Ursula von der Leyen scioglierà le riserve annunciando la composizione della nuova commissione europea che dovrà poi passare al vaglio dell’Europarlamento con il voto nelle commissioni parlamentari. Raffaele Fitto, commissario indicato dal governo Meloni, potrebbe avere una delega economica di peso, la gestione del Pnrr. Con la vicepresidenza esecutiva della Commissione sarebbe un grande successo politico per il governo Meloni. Questa realtà potrebbe essere un forte smacco per Elly Schlein  ma soprattutto per il Pd.

La  segretaria dem, come scrive Francesco Verderami sul Corriere  sarebbe costretta a “baciare il rospo”,  seguendo la linea indicata dall’ala riformista del Pd a Strasburgo: da Stefano Bonaccini ad Antonio Decaro, votare convintamente il commissario Ue italiano.

Il senatore Pd Pier Ferdinando Casini  sul Corriere ha invitato la segretaria dem a sostenere Fitto: «Passa da queste scelte la possibilità di costruire un’alternativa di governo seria e credibile». La logica dell’«interesse nazionale» non è la stessa che anima l’ala più tafazzista e masochistica  Partito democratico e della Schlein che per non darla vinta al governo Meloni andrebbe contro l’Italia.

Cinque anni fa Ecr, votò Gentiloni, allora Fitto era co-presidente dei Conservatori, che compattamente votarono sì, agevolandone la nomina nel nome dell’interesse italiano. ‘Nessuno – scrive Verderami immaginava che le parti si sarebbero rovesciate. Perché, se Fitto venisse nominato vicepresidente esecutivo del governo europeo, si tratterebbe di una chiara vittoria di Giorgia Meloni e cadrebbe la tesi secondo la quale la premier è isolata nell’Unione e senza forza contrattuale. Ecco perché nel Pd questa eventualità è già vissuta come una sconfitta’.

Dato il sostanziale sostegno del Ppe, confermato con la girandola di incontri non solo della presidente del Consiglio ma anche del vicepremier azzurro Antonio Tajani, che  ha incontrato a Bruxelles la presidente in pectore della Commissione e quella dell’Eurocamera Roberta Metsola,  la strada per Fitto sembra tutta in discesa. Le audizioni autunnali, che lo metteranno sotto il torchio degli eurodeputati, non dovrebbero peraltro essere un problema, dato che in queste stesse ore si è registrato il supporto anche dell’opposizione dem, con il neo-eletto europarlamentare Antonio Decaro (già sindaco di Bari e presidente dell’Anci) che si è augurato che il conterraneo ottenga l’incarico. Nicola Zingaretti, capodelegazione degli eurodeputati Pd, sostiene che “in Europa c’e un grande lavoro da fare. Ci auguriamo che nelle deleghe della Commissione l’Italia abbia il ruolo e la funzione che merita come grande Paese fondatore. È sempre stato così, in ultimo con l’incarico dell’economia ricoperto con autorevolezza, come detto,  da Paolo Gentiloni.  Circa la nomina di Fitto l’esponente dem annuncia che “seguiremo con attenzione e senza pregiudizi le audizioni augurandoci che in quell’occasione e nel suo ruolo di commissario rappresenti l’Italia, i suoi interessi e il rafforzamento dell’Europa e non quella di una parte o del suo partito”.

Aldilà di tutto, riguardo la nomina di Fitto, per la Schlein e per i dem, “comunque vada, sarà un insuccesso”.

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