Il 31 gennaio prossimo Stefano Arcella terrà una conferenza all’aperto sulle illustrazioni della Chiesa di San Giovanni a Mare di Napoli. La chiesa di S. Giovanni a Mare risale alla seconda metà del XII secolo, ed è un raro esempio di architettura Romanica a Napoli. Nell’arco del tempo si sono verifìcati restauri, ricostruzioni ed ampliamenti che non hanno alterato sostanzialmente il primitivo impianto; esso non subì ad esempio gli usuali rifacimenti barocchi. Infatti si nota la navata centrale e due laterali con quattro campate ed un transetto del primitivo impianto con colonne d’epoca. L’ampliamento di epoca successiva è visibile con l’arco ribassato durazzesco sulla cappella centrale e nelle cappelle laterali aggiunte; a questo stesso periodo (XIV-XV sec.) risale la sostituzione delle capriate lignee di copertura con le volte a crociera. Sul pavimento del transetto si possono osservare le strutture di fondazione dell’abside circolare con cui terminava la fabbrica normanna. Depredata di quasi tutte le opere, la chiesa resta, tuttavia, molto importante per il superstite complesso epigrafico (che va dai secoli VIII-IX al XIX) che ancora si conserva.  Nel XII secolo, epoca della dinastia normanna, in Via S. Giovanni a Mare, esisteva una chiesetta e un ospedale per l’accoglienza dei cavalieri di Gerusalemme (Gerosolimitani) provenienti dalle crociate. La chiesetta lambiva il mare ed il santo protettore era S. Giovanni Battista. Nella notte del 23 giugno, il popolo festeggiava la ricorrenza con un bagno collettivo nelle acque del mare, che spesso assumeva un carattere di festa orgiastica. Fu soppressa dal Viceré spagnolo. La festività aveva una precisa risalenza rituale “pagana”. I festeggiamenti duravano un ottavario ed iniziavano con la funzione in chiesa e la processione con la miracolosa statua del Santo ricca di argento, oro e pietre preziose. Il mattino del 24 giugno la festa si spostava in S. Giovanni a Teduccio. Fu in occasione di questa festa che il re Alfonso d’Aragona conobbe una fanciulla del popolo di nome Lucrezia D’Alagno alla quale esternò i suoi sentimenti e fu ad essa legato per tutta la vita. La festa fu soppressa durante il regno borbonico. . Ancora oggi alcuni spettacoli teatrali di tipo folcloristico, per esaltare il colore napoletano, oltre alla nota tarantella inseriscono la “ntrezzata” movimento ritmico All’ingresso della chiesa è conservata una copia di Donna Marianna,’a Capo e’ Napole, con l’uso delle spade. Tale balletto folcloristico risale alla festa di S. Giovanni. All’ingresso della chiesa è conservata una copia di Donna Marianna, ’a Capo e’ Napole, il cui originale è esposto al Municipio, e che fin dai tempi della Napoli greco-romana è ritenuta l’effigie della Sirena Parthenope. Stefano Arcella, saggista, oltre ad essere uno studioso delle religioni misteriche del mondo greco-romano, è anche uno studioso del neoplatonismo in Italia, ed a Napoli in particolare, nel corso del ‘400. Ha pubblicato “La ricerca dell’Uno nel neoplatonismo del ‘400”. Ha scritto molti articoli sulla chiesa di S. Giovanni a Carbonara, sulle riviste L’Alfiere, Fenix , centrostudilaruna.it . L’ultimo articolo del 22 gennaio 2015 propone una nuova interpretazione dell’affresco della Natività della Vergine nella cappella Caracciolo del Sole in S. Giovanni a Carbonara. Ha svolto, con La Casa di Mercurio, molte conferenze all’aperto presso la chiesa di S. Giovanni a Carbonara.

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