Sono passati 42 anni dalla strage di via Fani. Il 16 marzo 1978, poco dopo le 9 del mattino, le Brigate rosse sferrano il più grave attacco alla democrazia, sequestrando Aldo Moro e lasciando a terra senza vita i cinque agenti di scorta.
Alle 9.02 del 16 marzo 1978, all’angolo tra via Fani e via Stresa a Roma, l’auto con a bordo Aldo Moro e quella della scorta vengono bloccate da un commando terroristico che apre il fuoco. I cinque agenti di scorta sono trucidati: il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato Domenico Ricci, il vicebrigadiere di P.S. Francesco Zizzi, le guardie Giulio Rivera e Raffaele Iozzino. Immediatamente dopo, Aldo Moro viene portato via. Dopo pochi minuti la telefonata delle Brigate Rosse che rivendicano la strage e il sequestro dell’esponente democristiano.
Giovedì 16 marzo 1978 non era un giorno qualunque: alla Camera dei deputati, infatti, era in programma il voto di fiducia per il quarto Governo presieduto da Giulio Andreotti: per la prima volta dal 1947, il PCI avrebbe concorso direttamente alla maggioranza parlamentare che avrebbe sostenuto il nuovo esecutivo. E il principale artefice di questa complessa e difficoltosa manovra politica era stato proprio Aldo Moro. Il 9 maggio 1978, infine, il ritrovamento del corpo senza vita dell’onorevole Dc in via Caetani.