Le Ong tra autonomia e indipendenza…

 

Come è noto arrivano a tre le Ong che hanno sospeso l’attività di ricerca e soccorso dei migranti davanti alla Libia. Dopo ‘Msf’ e ‘Sea Eye’ anche ‘Save the Children’ annuncia di aver sospeso le operazioni di soccorso. Questo dà la stura  al ruolo controverso delle ong che vengono, a secondo delle aree politiche presenti in Italia, osannate o attaccate.   Le accuse più diffuse contro le ‘organizzazioni non governative’ impegnate nei soccorsi sono di rappresentare un fattore di attrazione per i migranti; le missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo hanno determinato un aumento delle morti e dei naufragi;  le ong si finanziano in maniera opaca e potrebbero essere in collegamento con i trafficanti e  portano i migranti in Italia perché vogliono alimentare il business dell’accoglienza. Il ‘Financial Times’ tempo fa era venuto in possesso di un rapporto di Frontex, agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, che denunciava presunti legami tra i trafficanti di esseri umani e le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie. Il direttore di Frontex, in rapida successione,  accusò le ong di essere un fattore di attrazione (pull factor) per i migranti in fuga dalla Libia. E’ necessario, a questo punto,  tracciare un identikit dell’immigrato che arriva in Italia attraverso il mediterraneo. Gli immigrati partono soprattutto dall’Africa subsahariana, in particolare dall’Africa Occidentale. Nigeria in testa, seguita da Senegal, Ghana, Camerun e Gambia. Africa a parte, un numero consistente viene da Bangladesh, Afghanistan e Pakistan. Siriani e iracheni in fuga dalla guerra sono una minoranza. Quasi il 90% sono maschi, hanno perlopiù dai 18 ai 34 anni, con una percentuale importante di minorenni. E viaggiano da soli. Ricordiamo che per affrontare un viaggio clandestino, dalla partenza all’arrivo, e non soltanto nell’ultimo tratto via mare,  bisogna affidarsi ai trafficanti. I costi sono elevati, nell’ordine delle migliaia di dollari. Questo per chiarire che a partire sono persone del ceto medio  con un reddito discreto. In Africa c’è una percentuale di popolazione giovane che è convinta che l’Occidente sia  ricco e che basta arrivarci per fare fortuna.  In Africa arriva dall’Occidente di tutto: medicine, cibo, vestiti.  Ma qualcosa è cambiato nell’opinione pubblica europea ed  in pochi mesi si è passati da un’atmosfera di favore a un clima di sospetto che ha originato un’indagine conoscitiva,  senza indagati né capi di accusa,  sull’origine dei finanziamenti che permettono alle ong di sostenere le loro attività di ricerca e soccorso in mare. Per la prima volta, il direttore della società di sicurezza, Cristian Ricci, racconta quanto accaduto sotto i loro occhi nel mare di Libia in sette mesi di salvataggi. E ricompone intrecci e sospetti della presunta connivenza fra trafficanti di uomini, scafisti e Ong. Si parlava di una nave, leggi la Iuventa,  che durante una delle infinite operazioni di soccorso in mare si avvicina alla costa libica fino a ad arrivarci a ridosso, per fornire supporto agli scafisti, stando all’ accusa, come da programma. Sia chiaro, non si dice che  le Ong siano colluse con i trafficanti o che traggono vantaggi economici dalla tratta dei migranti. Certo è che nel traffico degli essere umani esse hanno il conclamato ruolo del facilitatore.  La risposta delle Ong a questi dubbi  è sempre stata che il loro obiettivo è salvare la gente, portare a terra tutti con  ‘autonomia’ e ‘indipendenza’. Autonomia e indipendenza  che le spinge a sospendere le attività di ricerca e di soccorso…

 

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