Nessuna archiviazione, per Antonio Di Maggio si profila il processo per abuso d’ufficio. Il gip ha disposto il rinvio degli atti in procura per la formulazione dell’imputazione nei confronti del numero uno della polizia municipale. La vicenda – come riporta la Repubblica – è quella del blitz antiabusivismo dei vigili urbani compiuto quattro anni fa in via di Tor Millina, traversa di piazza Navona.
Uno sgombero di dehors abusivi condotto da lui e da altri quattro agenti della municipale con modalità tutt’altro che pacifiche. Con tavolini trascinati e sedie spinte via apparentemente senza alcun motivo; infrangendo bicchieri e provocando, a causa della pressione subita, lo svenimento di una cameriera che lavorava nel locale sottoposto al provvedimento. A disporre l’imputazione nei confronti dei vigili è stato il presidente aggiunto della sezione gip, Maurizio Silvestri, in risposta all’opposizione fatta dai ristoratori nei confronti della richiesta di archiviazione del pm Maria Letizia Golfieri. Abuso d’ufficio il reato contestato, per il quale il giudice “impone una verifica dibattimentale”, si legge nella disposizione del gip.
Di fatto, quindi – sottolinea la Repubblica – una richiesta di processo nei confronti del comandante attuale della polizia locale e dei suoi uomini dell’allora gruppo Emergenziale. Un approfondimento in contraddittorio, con tutte le garanzie che solo il dibattimento può avere, finalizzato a verificare “se e quali condotte violente e vessatorie furono commesse dagli indagati, se e quale incidenza la violenza rimozione dei tavoli del ‘Bibemus’ ebbe sullo svilupparsi degli episodi successivi, e se e quale delle condotte sia suscettibile di acquistare autonoma rilevanza penale”.
Ma non solo. Il giudice, nel restituire gli atti al pm, si spinge oltre. Partendo dal presupposto che, in questo stadio, il focus non sia accertare la responsabilità penale dei vigili ma valutare se gli elementi finora raccolti permettano all’accusa di essere sostenuta in giudizio, fa un’altra raccomandazione al titolare dell’inchiesta. Ovvero valutare “l’eventuale esercizio dell’azione penale anche relativamente agli ulteriori delitti oggetto delle querele” fatte dai ristoratori. Questi ultimi — tre di loro sono indagati in un procedimento connesso per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale — al termine del blitz hanno denunciato condotte violente e minacciose da parte della municipale. Dichiarando chi di aver subito una spinta e chi di aver preso un pugno, oltre che sottolineando l’incomprensibilità dell’irruenza adottata dai caschi bianchi.