La vittoria elettorale del centrodestra, partendo dai sondaggi, è quasi sicura e, con ogni probabilità, promuoverà premier Giorgia Meloni che si troverà a gestire una situazione economica incandescente e dovrà scrivere la sua prima legge di bilancio in mezzo a una tempesta e con gli occhi del mondo addosso. Altro problema molto rilevante sarà data dalla nomina della squadra di governo. Tradotto in termini pratici si parla di ministeri da concedere agli alleati. Tra gli alleati quello che preoccupa di meno è Matteo Salvini che è caduto in un precipizio grazie all’alta volubilità degli elettori. Il problema reale è rappresentato da Silvio Berlusconi e Antonio Tajani che, sul filo del 7%, sono sorpassati da Calenda. Berlusconi vuol far valere il metodo dei piccoli e medi partiti della prima Repubblica, che taglieggiavano la Democrazia Cristiana, guidati da Bettino Craxi, paragonato da Scalfari al bandito di Radicofani Ghino di Tacco. Berlusconi, facendosi scudo del Partito Popolare europeo, con la complicità di Manfred Weber, presidente e capogruppo di un partito europeo e dell’Europarlamento. Lo scopo sotterraneo degli incontri tenuti a Roma nella residenza di Berlusconi è quello di gonfiare il numero dei ministri assegnati a Forza Italia. Nell’editoriale del ‘Giornale’ firmato dal professor Marco Gervasoni, ex presidente della Fondazione Craxi, e titolato: “Avviso ai sovranisti del dopo Merkel”, si guarda a destra nelle elezioni italiane. «Un governo con questa destra – scrive Gervasoni – rischia di essere un paria della Ue, tipo Ungheria: ha perciò bisogno che a Bruxelles il principale partito, il Ppe, in qualche modo garantisca, dato che gli esecutivi guidati da esponenti estranei alle famiglie politiche Ue durano poco, come dimostra la vicenda del Conte I». Morale della favola: Forza Italia è assai importante, molto di più «di quanto i meri rapporti di forza numerici potrebbero far pensare». E’ un messaggio chiaro che parla di richieste alle quali non si può dire di no e che si riferisce a ministeri forti e rappresentativi. Weber è stato chiaro: «Gli amici vicini al Partito popolare europeo, Forza Italia, Noi moderati, Udc, possono parlare direttamente con me e con Ursula von der Leyen. Altre forze di centrodestra non possono offrire questo». Giorgia Meloni non è ancora a Palazzo Chigi ed è già stata commissariata in Italia e in Europa. Per Berlusconi il centrodestra vincerà perché Forza Italia ne fa parte. Senza, sarebbe una destra democratica, come c’è in altri Paesi, che raccoglierebbe un numero importante di voti, ma insufficiente a governare. Lui, dal suo punto di vista, garantisce il centro vero, liberale, cristiano, garantista, europeista, quello del Partito popolare europeo. Senza di lui, Meloni durerebbe lo spazio di un mattino e, se non accetta il gioco, potrebbe non essere indicata al capo dello Stato come premier. Ma quello che resta chiaro è che Giorgia Meloni come afferma è ‘un soldato, una combattente’. ‘Ci sono due modi per esercitare il potere: con l’esempio o con la paura. Io ho preferito il primo. Se ti chiedo di fare una cosa per me, vuol dire che io l’ho fatta già 20 volte»., svela così la presidente di Fratelli d’Italia. Che raramente concede aperture su spazi personali, che normalmente preferisce custodire nel privato e tenere per sé. Un lato umano e personale, che lascia trapelare raramente, sapientemente mimetizzata dietro la forza e la pervicacia con cui conduce le sue battaglie pubbliche, la convinzione con cui rivendica un’idea di donna che lotta per le sue convinzioni e per i suoi spazi. ‘Sto al gioco degli uomini e non ho mai accettato il principio di ricevere un trattamento diverso perché donna, perché voglio raggiungere i miei obiettivi grazie alle mie capacità e non per il genere. Anche perché sono convinta che le donne abbiano delle capacità distintive che possono fare la differenza». E la differenza, Giorgia Meloni, il 25 settembre la farà: il consenso degli elettori lo conferma ogni giorno di più.
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