Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana parla in Consiglio Regionale per fare il punto sul caso della fornitura di camici che lo vede sul registro degli indagati. “Ho riflettuto molto sull’opportunità di intervenire in quest’aula, soprattutto per la preoccupazione di dare ulteriore cassa di risonanza a polemiche sterili, inutili, strumentali oltre che lesive della mia persona e del ruolo che ricopro. Ma alla fine ho deciso di essere qui non solo per affermare la verità dei fatti, ma soprattutto per voltare pagina e affrontare con forza la volontà di andare oltre, affrontando un presente pieno di incognite e guardando alle sfide del futuro“.
Nella prima parte del suo intervento Fontana ha fatto il punto sull’impatto dell’emergenza coronavirus in Lombardia. “Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una circostanza storica eccezionale. La progressione geometrica sul contagio, il numero dei malati e dei morti, il lockdown, la crisi economica e sociale. Ci siamo trovati ad affrontare una situazione di incertezza. Solo il 30 gennaio il direttore dell’Oms dichiara il Covid come un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Molti punti rimangono oscuri, non chiariti. Il 30 gennaio il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro Speranza affermavano che tutto era sotto controllo“, prosegue Attilio Fontana con una nota critica nei confronti del governo.
Il Presidente della Regione Lombardia ha poi affrontato il tema dell’inchiesta sulla commessa camici che lo vede nel registro degli indagati. “La vicenda è molto semplice. Sapevo che Dama si era dichiarata disponibile a rendersi utile e la fornitura di camici per me rientrava in questa disponibilità. Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso. Sono tutt’ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto ma ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Le cose stanno così e rimarranno immutate nel tempo. Le critiche alle mie azioni di governo sono doverose se si basano sulla verità, ma non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari. Regione Lombardia non ha speso un euro per i 50.000 camici’.