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Ogni 100 mila abitanti si registrano 524 positivi: ci sono differenze tra le Regioni, ma l’Italia “eccede largamente la soglia fissata a livello europeo”. E attualmente si trova nello scenario di tipo 3. Lo ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa organizzata al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia. Brusaferro ha aggiunto che la curva sta peggiorando e l’impatto sui servizi sanitari si sta avvicinando a “soglie di valori critici”.
Stando ai dati dell’Istituto superiore di sanità, l’Italia è in uno scenario di tipo 3, caratterizzato da “un Rt di 1,7, con un intervallo di confidenza di 1.5”, ha detto Brusaferro, aggiungendo che l’Rt “ha mostrato un rallentamento nella sua crescita ma per ridurre i casi dobbiamo portare l’Rt sotto 1”.
La stabilità dell’indice Rt è stata riscontrata anche da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: “L’accelerazione marcata è venuta meno e c’è decelerazione, frutto delle misure poste in essere: ci aspettiamo un miglioramento ulteriore nei prossimi giorni”.
Brusaferro ha analizzato il quadro continentale, spiegando che la circolazione del virus è cresciuta “in modo molto significativo in tutta Europa”. La situazione dell’Italia non è affatto rosea: “Il nostro Paese eccede la soglia prevista, è ricco di casi e la crescita è significativa, siamo oltre i 100 casi per 100 mila abitanti”.
Le terapie intensive e i ricoveri in area medica – ha sottolineato il presidente dell’Iss – mostrano una curva che cresce rapidamente e si avvicina alla soglia critica.
La fotografia dell’Iss evidenzia “una situazione di rischio alto con necessità di misure sociali per rallentare il virus”, ha aggiunto il presidente.
Il quadro in base ai territori, ma Brusaferro ha ricordato che il flusso di indicatori è condiviso con le Regioni, Iss e ministero: viene poi assemblato e analizzato. Si tratta di un percorso articolato, “ma che garantisce momenti di validazione e condivisione”.
Un altro passaggio delicato riguarda “quattro Regioni a rischio” secondo l’ultimo monitoraggio, che Brusaferro non nomina: “Vanno verso un rischio alto, è opportuno anticipare le misure più restrittive”. In precedenza era stato sottolineato che due Regioni hanno una occupazione dei posti letto sopra il 30%, due al 29%.
Quanto alla Campania: “Riteniamo validi i dati della Campania, ma approfondimenti sono in atto per cogliere aspetti che potrebbero completare una analisi che è in corso”. I dati mostrano quindi mostrano che ci sono differenze importanti fra le regioni ma tutto il nostro Paese “supera la soglia di rischio”.
I tecnici del ministero della Salute sono in Campania e per una ricognizione sui dati sull’epidemia di covid19, per avere un quadro preciso in vista di una decisione sulla fascia in cui deve essere posta la Regione. Lo si apprende da fonti del ministero della salute.
I tecnici inviati stanno analizzando la mole dei dati per capire se si è creata una falla nella raccolta e nella trasmissione e se il flusso dei dati è stato messo insieme correttamente. I tecnici devono appurare eventuali deficit e capire come potere recuperare ciò che manca.
“La situazione è drammatica ed è molto sottostimata con i dati formali”. Lo ha affermato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a Mattino5, aggiungendo che “c’è qualcosa che non va, i conti non tornano. Quindi decidessero rapidamente perché di mezzo c’è la salute dei cittadini”. Parole che arrivano nel giorno in cui si deciderà se la Campania debba cambiare fascia di rischio o possa restare zona gialla. “Sconcerta – ha proseguito il sindaco – che ieri nel corso del Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica i vertici della Asl dicevano che i tempi medi di arrivo di un’ambulanza è intorno ai 20 minuti, quindi sicuramente superiore alla media in tempi ordinari ma tutto sommato un tempo non drammatico, e poi relazioni delle forze di polizia riferiscono che l’ambulanza per un incidente stradale non arriva prima di 40-60 minuti”.
Il sindaco ha inoltre riferito che “ci arrivano le testimonianze da laboratori che fanno i tamponi che ci dicono che i dati da loro elaborati non risultano nei dati ufficiali e ancora si parla di 600 terapie intensive di cui 186 occupate, ma poi i medici ci scrivono che non riescono a trovare terapie intensive per i pazienti”.