La situazione è tesa e gli indugi dell’ex premier fanno infuriare ancor di più i molti eletti. Indiscrezioni parlano di una imminente diaspora di altri parlamentari. Al centro dei malumori ci sarebbero le presunte, mancate garanzie, da parte dell’avvocato del popolo, sull’abolizione della regola dei due mandati. Blindata da Beppe Grillo.
I diretti interessati smentiscono di voler abbandonare il Movimento. Ma non negano il sentimento di insofferenza che continua a farsi largo tra i colleghi a 5S. Stiamo riflettendo – prova a ridimensionare il deputato, grillino della prima ora –. Siamo in attesa di capire il progetto di Conte. Il M5S come lo conoscevamo non c’è più. Sta nascendo qualcosa di diverso e vorremmo capire di che si tratta. E a chi solleva il problema delle restituzioni, Gianluca Vacca replica: ‘Non è un problema di restituzioni. Sono otto anni che le facciamo. Ma di progetto’…
Anche Daniele Del Grosso, abruzzese come Vacca, si è ritrovato suo malgrado nel ‘toto-uscenti’ di queste ore. Il parlamentare per ora frena su un suo possibile addio: ‘Stiamo aspettando la proposta di Conte, che valuteremo. Siamo tutti in stand by’. Addirittura prova persino a smentire le voci di altri imminenti addii, sostenendo che non c’è un gruppo che in questo momento sta uscendo: stiamo solo aspettando di capire questa proposta.
Del progetto di rifondazione – o ristrutturazione – però, ancora non c’è traccia. Preso atto del divorzio tra M5S e Rousseau, Conte si è infatti limitato ad annunciare che all’inizio di maggio presenterà il nuovo statuto del Movimento e la Carta dei valori. Difficile però sanare il contenzioso – e saldare i debiti – con Rousseau in tempi così brevi.
Per i 5 Stelle non sarà certamente una partita facile, anche perché rischiano di rimanere incatenati a causa di regole che loro stessi hanno partorito. I grillini potrebbero essere chiamati a dotarsi di un nuovo vertice allargato, cambiando lo Statuto per eleggere Conte come nuovo capo politico. L’incertezza potrebbe ripresentarsi e a quel punto i tempi si farebbero davvero lunghi. Si fa strada, ad esempio, l’idea di Luigi Di Maio come principale referente del direttorio che possa interfacciarsi con l’avvocato. Poi, come scrive La Stampa, torna l’ombra della fuga: circa 50 tra deputati e senatori sarebbero pronti a lasciare se Conte non dovesse dare garanzie e fare chiarezza a stretto giro.
I nodi da sciogliere sono diversi, tra cui le possibili alleanze con Partito democratico e Liberi e uguali in occasione delle elezioni Amministrative in città importanti come Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino. Per il momento tuttavia l’asse territoriale con Pd e Leu non sembra decollare.