Il Teatro Kopó di Roma ha ospitato nei giorni del 3 e 4 febbraio, con tre repliche in sold out, L’ULTIMA NOTTE DI CABIRIA, uno spettacolo scritto e interpretato da Elisabetta Tulli, ispirato alla vera storia di Antonietta Longo, siciliana di Mascalucia, emigrata a Roma per trovare fortuna, famiglia e amore. La decapitata del lago (di Castel Gandolfo) così le cronache dell’epoca avevano crudamente etichettato il caso di omicidio (il termine femminicidio viene coniato solo nel 1992) che vide coinvolta la trentenne catanese nel luglio del 1955. All’epoca il caso ebbe grande clamore, tanto da ispirare Federico Fellini per il ruolo della protagonista nella sua celebre pellicola del 1957 “Le notti di Cabiria”.
Elisabetta Tulli, cantante, attrice, autrice e interprete di molti musical di successo, ricostruisce la storia di Antonietta, avvalendosi anche della collaborazione del pronipote, Giuseppe Reina autore del libro “Io sono Antonietta” e figlio di quel nipote che ne permise il riconoscimento grazie all’orologio marca Zeus di cui le aveva fatto dono e dal quale lei non si separava mai.
Lo spettacolo è un monologo di un’ora, con un’unica interprete che entra e esce dai tanti personaggi con sorprendente velocità ma soprattutto con efficace credibilità scenica. È Antonietta, è serva e signora, è pazza e sognatrice, è madre e figlia, ma sopra ogni cosa è vittima di una violenza feroce.
Ogni figura prende vita in modo schietto, certosino il lavoro del corpo, sapiente l’utilizzo della voce. La scena è vissuta dalla protagonista in ogni sua dimensione, per farlo si avvale solo di uno scialle ricamato e di una valigia di cartone, due unici elementi che di volta in volta sono accessori narrativi di un nuovo personaggio, riuscendo a riempire gli spazi del racconto.
Le musiche originali di Andrea Calandrini, compositore e direttore d’orchestra, sono parte integrante della narrazione. Una pièce di grande impatto emotivo sul pubblico, pur utilizzando momenti di leggerezza nel suo sviluppo, interessanti le soluzioni registiche del giovane e brillante Giuseppe Brancato.
Elisabetta Tulli è bravissima nel restituire le caratterizzazioni di ogni personaggio, e raggiunge grande intensità nelle narrazioni di raccordo, emoziona e ferisce riportando il racconto nella sua dimensione cruda e reale.
Durante i ringraziamenti e subito dopo i saluti finali, l’autrice, rivolgendosi al pubblico ha concluso dicendo: “Ricordatemi come la donna che fa del teatro una forma di giustizia”. Posso affermare che verrà ricordata e identificata per questo, ma di certo non potrà essere messa in secondo piano la sua straordinaria bravura nello studio dei personaggi, nell’uso della voce e nella ricerca delle fonti di ispirazione per la sua bellissima scrittura.
Dopo “Le ragazze di via Savoia 31” Elisabetta Tulli torna con questo nuovo spettacolo a cui mi sento di augurare grandi e numerosi palcoscenici e la fortuna che Antonietta purtroppo non ebbe.
L’ULTIMA NOTTE DI CABIRIA
DRAMMATURGIA Elisabetta Tulli
con Elisabetta Tulli
MUSICHE ORIGINALI Andrea Calandrini
REGIA Giuseppe Brancato
Loredana Margheriti