Professioni, a Napoli la quarta edizione del Premio “Uniti per la legalità”

Cataldi (presidente UNGDCEC): “Commercialisti hanno ruolo fondamentale nel contrasto al crimine”

“Il messaggio che lanciamo in qualità di giovani professionisti è quello di individuarci sempre più come tutori della legalità. Lavoriamo al fianco di istituzioni e magistratura svolgendo un ruolo fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata”. Lo ha affermato Francesco Cataldi, presidente nazionale dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, nel corso della quarta edizione del premio “Uniti per la legalità” promosso dall’Unione e svoltosi presso il bene confiscato alla camorra Casa Gio (La Gloriette) a Napoli. “Quella odierna – evidenzia Cataldi – è stata anche l’occasione per mettere a confronto due normative importanti come il Codice della crisi d’impresa e quello Antimafia che, pur avendo finalità diverse, devono comunicare tra loro per coglierne gli aspetti comuni”.

Il ruolo dei commercialisti è stato ribadito anche da Eraldo Turi, presidente dell’Ordine dei commercialisti partenopeo: “Siamo un presidio di legalità. I commercialisti lottano contro la criminalità con tutte le loro forze e fanno in modo di essere sempre all’interno della linea che demarca la legalità dal crimine: non ci voltiamo mai dall’altra parte, ma interveniamo tempestivamente ogni volta che registriamo i primi segnali di allarme”.

Tanti i premiati nel corso dell’edizione partenopea del premio, come sottolineato da Carolina Rumboldt, delegato Diritto penale dell’economia della Giunta Nazionale Ungdcec: “Per la quarta edizione del premio, la prima volta a Napoli, abbiamo scelto un bene confiscato alla camorra oggi divenuto simbolo della lotta alla criminalità organizzata. I premiati sono tutte persone impegnate da anni in prima linea in questa battaglia come Francesca D’Onofrio, presidente della coop sociale L’Orsa Maggiore che ha in affidamento il bene di Posillipo, Teresa Areniello, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli, Luigi Ferrucci, presidente della Fai Nazionale, Rosario D’Angelo, coordinatore regionale della Fai e don Antonio Loffredo, già presidente della Fondazione San Gennaro”.

Enrico Lombardo, codelegato Diritto penale dell’economia della Giunta Nazionale Ungdcec, ha aggiunto che “il livello del confronto scientifico fra gli operatori del settore, magistrati e professionisti, è stato molto elevato e sono emersi diversi spunti di riflessione per possibili future proposte di modifiche legislative che aiutino a gestire al meglio le aziende in sequestro”.

Soddisfazione è stata espressa da Elisabetta Garzo, presidente Tribunale di Napoli: “Che la giornata di studi si svolga in un bene confiscato alla camorra è un segnale forte dell’impegno dello Stato contro la criminalità. La lotta alla criminalità è difficilissima, da decenni sono impegnata in questo campo avendo ricoperto diversi incarichi. Oggi c’è maggiore consapevolezza da parte della collettività dell’importanza del rispetto della legalità e questo è già un fatto importante”.

Sui pericoli delle infiltrazioni malavitose nel tessuto imprenditoriale si è soffermata Teresa Areniello, presidente della sezione penale misure di prevenzione del Tribunale di Napoli: “Abbiamo un’iniziativa economica, soprattutto al Sud ma non solo, altamente inquinata dalla presenza della criminalità. L’obiettivo è sottrarre le imprese alla criminalità ma senza chiuderle: bisogna intervenire nelle modalità di gestione una volta eradicata la componente criminale, evitando che il cittadino pensi che dove interviene lo Stato c’è incapacità gestionale”.

Per Bruno Corda, direttore Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata “da Napoli arriva un messaggio forte non solo di riappropriazione dei beni della criminalità da parte dello Stato ma anche in termini di ripresa delle aziende che sono in grado di proseguire la propria vita una volta riabilitate. In questo lavoro i professionisti sono preziosi a supporto della nostra Agenzia”.

Livia De Gennaro, giudice della sezione Procedure concorsuali del Tribunale di Napoli ha sottolineato l’importanza di “una iniziativa che è importante esempio di una grande funzionalità pubblica di un bene prima gestito dalla camorra che oggi ha una forte valenza sociale in favore di minori e disabili”.

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