5 Stelle e nuovo Statuto targato Giuseppe Conte. Attesa per il ruolo del ‘garante’

C’è attesa  nel Movimento 5 Stelle in attesa della presentazione del nuovo Statuto targato Giuseppe Conte. L’ex presidente del Consiglio ha già elaborato una bozza del testo,  semplicemente da limare per arrivare  alla versione definitiva che  deve passare per le mani di Beppe Grillo per la definitiva approvazione.

Il cofondatore e garante del M5S nei prossimi giorni dovrebbe essere a Roma per seguire gli ultimi passaggi della rivoluzione pentastellata. La presentazione del nuovo Statuto  è fissata per la prossima settimana, probabilmente per la giornata di martedì. La problematica che si apre viene data dal fatto che nel nuovo statuto la figura del garante, ovvero di Grillo, viene fortemente ridimensionata,  visto che non potrebbe intervenire sulle scelte politiche dei 5 Stelle. Ovvero, Grillo diventerebbe, a livello pratico, niente altro che ‘una testa d’argento’, come i presidenti onorari che presenziano alle manifestazioni ma nulla c’entrano con le scelte e le dinamiche politiche o aziendali.

L’obiettivo di Conte è quello di evitare ogni tipo di ambiguità nelle scelte da intraprendere. Un traguardo che deve passare per ruoli di potere ben definiti e per una gerarchia chiara. Ecco perché avrebbe cercato di limitare, ovviamente per quanto possibile, lo spazio di agibilità politica del cofondatore del M5S. In sostanza le funzioni e le prerogative resterebbero le stesse, ma il nodo cruciale è che gli sarebbero impedite intromissioni nella definizione dell’asset politico. Secondo La Stampa, la linea del Movimento sarebbe decisa dal capo politico e dalla segreteria dopo aver consultato i gruppi parlamentari e – solo in alcuni casi – gli iscritti.

Grillo è approdato nella Capitale per definire le mosse del suo gruppo nei momenti di maggiore difficoltà e caos. Fonti pentastellate  raccontano che ‘Grillo vuole essere arbitro, al di sopra di tutto’, mentre nel nuovo Statuto di Conte non viene consentito: ‘Tutto ciò a Beppe non sta bene. E senza l’ok di Grillo il voto sul nuovo Statuto non può partire’.

Le acque nel Movimento sono state anche movimentate da Grillo che  va dall’ambasciatore cinese e difende sul proprio sito il regime di Pechino dalle ‘élite economiche occidentali’.

Questa realtà dai 5 Stelle viene minimizzata: ‘Il M5S è un’altra cosa, indipendente da Beppe Grillo’. Ma non è così, vista anche la presenza del ministro degli esteri nel governo filoatlantico di Mario Draghi. Se a questo aggiungiamo che parliamo di un partito che il ministro degli esteri, leggi Di Maio, promuove gli interessi della Cina, raccontando che coincidono coi nostri.

C’è poi dell’altro visto che Grillo un tempo accusava l’Europa di avere ‘svenduto il posto di lavoro di 3,5 milioni di suoi cittadini’ sottoscrivendo l’apertura commerciale alla Cina, che avrebbe avuto ‘conseguenze catastrofiche’. Diceva che ‘politici, imprenditori ed altro non vogliono vedere la capacità di influenza che la Cina sta acquistando insieme alle nostre società’. I suoi parlamentari lo seguivano. Gli eletti a Strasburgo si mobilitavano, convinti che ‘se venisse riconosciuto lo status di economia di mercato alla Cina, si farà tabula rasa delle piccole e medie imprese italiane’.

Quando è arrivato Di Maio alla Farnesina tutto è cambiato e la Cina è diventata il migliore alleato dell’Italia. Senza alcuna spiegazione pubblica. Le uniche discussioni sono avvenute in privato, tra Grillo, l’ambasciatore cinese a Roma e Di Maio. Quali interessi legano Grillo e i grillini alla Cina?

C’è altro, confermato dal documento  pubblicato dalla testata Formiche, al quale gli uffici di Di Maio stanno lavorando in vista dell’incontro bilaterale tra Draghi e il primo ministro cinese Li Keqiang. Il testo, che porta avanti l’accordo di adesione al programma ‘Via della Seta’ siglato dallo stesso ministro degli Esteri nel 2019, prevede che i due Paesi si impegnino a ‘dare priorità alla cooperazione nei seguenti settori: economia, commercio ed investimenti, finanza, connettività e cooperazione nei mercati terzi, ambiente e sviluppo sostenibile, salute e medicina, scienza e tecnologia, aerospazio, scambi culturali e sport’.

Un lunghissimo elenco, nel quale appaiono settori che Draghi e gli altri leader occidentali, al G7, si sono impegnati a tenere lontani dagli artigli del Dragone. Da parte della sinistra, a partire da  Massimo D’Alema, viene elogiato lo ‘straordinario salto verso la modernità e il progresso compiuto dalla Cina per grande merito storico del Partito comunista’.

Da non dimenticare, inoltre che Draghi, assieme agli altri leader occidentali, sottoscrive la richiesta di aprire le porte del laboratorio militare di Wuhan, dove ora si è scoperto che i pipistrelli c’erano,  demolendo definitivamente la versione data dalle autorità. Aldilà dello statuto pentastellato, di Conte e di Grillo, le reali problematiche a livello governativo, anche inquadrato nel G7,  sono rappresentati dagli ammalati di  sindrome politica cinese.

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