Sono almeno cinquanta i migranti che erano a bordo della nave nave Diciotti che sono scomparsi dai centri di accoglienza di Rocca dei Papi e Messina. Come riferiscono fonti del Viminale si tratta di “maggiorenni: 6 di loro hanno fatto perdere le tracce il primo giorno di trasferimento, venerdì; 2 eritrei destinati alla diocesi di Firenze si sono dileguati il 2 settembre; per altri 19 è stato verificato l’allontanamento il 3 settembre; altri 13 infine si sono dileguati ieri. Erano destinati a varie diocesi”.
All’interno di questo gruppo di persone, “4 si sono allontanate quando erano ancora a Messina. Le persone che si sono allontanate si erano limitate a manifestare l’interesse per formalizzare la domanda d’asilo. Tutte erano state identificate con rilievi fotodattiloscopici e inserite in un sistema digitale europeo”. Altri arriverebbero dalle isole Camore.
“Più di 50 degli immigrati sbarcati dalla Diciotti erano così ‘bisognosi’ di avere protezione, vitto e alloggio, che hanno deciso di allontanarsi e sparire! Ma come, non li avevo sequestrati? È l’ennesima conferma che non tutti quelli che arrivano in Italia sono ‘scheletrini’ che scappano dalla guerra e dalla fame. Lavorerò ancora di più per cambiare leggi sbagliate e azzerare gli arrivi” dichiara, in tono polemico, il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“Erano così disperate – proseguono – che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove. È l’ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business”, scrivono in una nota i sottosegretari all’Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni.
“Di queste persone – spiega il direttore della Caritas Italiana, don Francesco Soddu – nessuno vuole rimanere in Italia, si sa. E davanti ad una situazione di affidamento o prima o dopo avrebbero potuto scegliere di allontanarsi volontariamente”. Infatti , proprio perché la struttura che li accoglie non ha il compito di trattenerli.
“I motivi per andarsene possono essere i più svariati, cambiano da caso a caso”, spiega padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, struttura dei Gesuiti che si occupa di migranti. “Dipende anche da che tipo di centro li sta ospitando, dove è geograficamente collocato, se sta in aperta campagna o in una grande città, qual è la nazionalità dei profughi ospitati, se l’Italia è la meta finale o soltanto un Paese di sbarco e di transito. Difficile ora capire perché questi rifugiati si siano allontanati”.