Da meno di 1000 euro a 5000 euro lordi. La differenza evidente degli assegni pensionistici in Italia è un problema che va affrontato subito.
Il tema pensioni è senza dubbio uno dei più caldi oggi in Italia. Dalla necessità di alzare la soglia di un gran numero di assegni pensionistici all’idea di tagliare le cosiddette ‘pensioni d’oro’. Il governo ha ribadito di voler rispettare l’accordo siglato da Movimento 5 Stelle e Lega, intervenendo soprattutto per garantire uno stile di vita dignitoso a un gran numero di italiani, oggi in stato di povertà.
Queste le cifre fornite dall’ultimo monitoraggio dei flussi di pensionamento dell’Inps, inerente il mese di settembre 2018. Un chiaro problema economico che cela al suo interno una questione sociale non di secondario interesse. C’è ancora un’ampia disparità di stipendio tra uomini e donne in Italia e, sul fronte culturale, si tende ancora a vedere il sesso femminile come legato alla maternità più che al lavoro e alla realizzazione personale.
Questione più che mai evidente se si analizzano i dati delle ‘pensioni d’oro’, ovvero di quegli assegni che superano i 5mila euro lordi. A percepirli sono appena 266.180 italiani, ovvero l’1.7% del totale. Di questi gli uomini rappresentano la stragrande maggioranza, l’80.8%.
Almeno a livello legislativo, l’Italia fa passi in avanti verso l’equiparazione dei sessi, con il 2017 che ha visto i requisiti di pensionamento immutati rispetto al 2016, mentre il 2018 ha completato il procedimento, con la pensione d’anzianità fissata al raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi d’età, sia per gli uomini che per le donne.
I requisiti hanno dunque visto l’innalzamento di un anno della soglia d’anzianità. Ciò ha portato a un abbassamento evidente nell’erogazione degli assegni sociali nel 2018, confrontando i dati dei primi nove mesi dell’anno precedente.
Guardando invece alla suddivisione per categorie, si nota un peso superiore al 2017 per quelle che sono le pensioni d’anzianità e anticipate. Un fenomeno che ha coinvolto particolarmente quelli che vengono solitamente definiti ‘lavoratori precoci’.