60 giorni e facciamo i conti

Consiglio dei Ministri oggi,  con diversi punti all’ordine del giorno per discutere di riforme pensioni, quota 96, esodati e pubblica amministrazione. Il premier Matteo Renzi,  ieri sera a Porta a Porta, non si è sbilanciato su alcune novità che illustrerà in conferenza stampa e sulle quali non si è sbottonato. La riforma della Pubblica amministrazione introdurrà per i cittadini una identità digitale, il che vuol dire dare a tutti un pin che permetterà l’accesso alla P.a. Il  pin vuol dire  mai più code per un certificato e non pagare più in un certo modo la bolletta. Il piano della pubblica amministrazione presumibilmente porterà anche  il provvedimento della staffetta generazionale e potrebbe avere il via la riforma delle pensioni,  anche per favorire il prepensionamento degli statali più anziani che potrebbe essere allargato anche al comparto privato. Altri fari illumineranno la vicenda esodati,  di cui abbiamo già annunciato il tavolo tecnico tra Ministero del Lavoro, Inps e Commissioni Lavoro di Camera e Senato,  che unitamente ai Ministri dell’Economia e del Lavoro troveranno una soluzione da portare in aula. Anche sul fronte della lotta all’evasione si assisterà ad un cambio di rotta già ben illustrato quando abbiamo parlato di spesometro e redditometro. Renzi imposta una guerra tecnologica agli evasori, visto che  le banche dati con le informazioni sui contribuenti sono  molto avanzate ed è possibile sapere quasi tutto con un semplice click, perchè il Fisco ha anche accesso ai dati dei conti correnti e delle carte di credito. La dichiarazione dei redditi pre-compilata dall’Agenzia delle Entrate ed inviata direttamente a casa potrebbe essere una delle grandi novità fiscali del prossimo anno. Matteo Renzi invita tutti ad aspettare il 10 giugno per il primo voto sulla riforma del Senato,  sottolineando che se potrà fare le cose le farà, se  hanno bisogno di chi nasconde le cose  dovranno prendere  un altro, visto che lui  non resta ad ogni costo. Le sue  iniziative, dice,  non sono fatte per   fini elettorali. “Ora siamo all’ultimo miglio, restano “le questioncine tecniche e  sul 98% delle modifiche costituzionali contenute nel ddl del governo su Senato e titolo V, c’è un accordo molto ampio. Ci siamo perché   il governo ha proposto il suo testo dopo aver svolto ampie consultazioni. Vado avanti perché penso che questo Paese se risolve questioni come il fisco e la giustizia diventa un Paese leader mondiale. Se non riesco mi fanno fuori politicamente. Tutto qui.”.   Il premier ha ribadito poi  la proposta di mediazione sulla riforma del Senato: i senatori saranno indicati tra i consiglieri regionali, lasciando ad ogni regione la modalità di scelta sul come. La proposta di riforma costituzionale può avere dei limiti,  ma non accetta che si dica che è una riforma autoritaria.  Sottolinea che la sua proposta è in continuità con la proposta dell’Ulivo e della campagna elettorale di Bersani. Sulla riforma del Senato avrebbe  voluto più sindaci, perché  in Italia di oggi i sindaci sono molto più rappresentativi ma alla fine serve punto intesa.  Bene il compromesso a patto che alla fine non ci sia l’indennità. La presenza di Forza Italia al tavolo è doverosa, afferma il premier, perché  vuol dire agli italiani che non ci stiamo scrivendo le regole da soli.  Abbiamo bisogno di ridurre il numero delle persone che fanno politica: meno politici in giro ci sono e più posti di lavoro per combattere disoccupazione giovanile ci sono. La storia dell’Anm che toccare lo stipendio dei magistrati sia un attentato alla libertà e all’indipendenza della magistratura è offensiva per il decoro e dignità dei magistrati che non guadagnano quella cifra e per i cittadini. Mi auguro che ci sia da parte della magistratura rispetto per leggi dello Stato.  Poi un assist finale: “La responsabilità civile dei magistrati già c’è, con una procedura molto complicata. Abbiamo molti margini di lavoro ma finché i toni saranno da derby ideologico e da campagna elettorale non ci potrà essere “nessun intervento sulla giustizia, non finché ci sarà chi dice che la magistratura è un cancro”.

Cocis

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