7 ottobre, tra silenzi ambigui e il grazie della Comunità ebraica

«Il 7 ottobre di un anno fa è stata infranta una grammatica di umanità che va al di là della brutalità di ogni conflitto e prescinde da qualsiasi opinione politica e geopolitica. Una grammatica che dovrebbe essere il minimo comune denominatore della condizione umana»: sono state le parole di Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, presente alla commemorazione presso la Sinagoga a Roma: ‘Abbiamo ascoltato la testimonianza struggente della zia di Avigayil, una bambina di quattro anni che il 7 ottobre ha perso entrambi i genitori, uccisi. E che poi è stata rapita per restare lunghi mesi prigioniera di Hamas, con altri bambini. Altri ragazzi, altri adulti: tanti dei quali ancora oggi ostaggio dei terroristi. E allora, accanto al nostro “mai più”. Accanto alla riaffermazione del diritto di Israele a esistere, e dunque a difendere la propria esistenza, è giunto il momento di un appello ancora più chiaro, come quello che Paolo VI rivolse alle Brigate Rosse durante il sequestro di Aldo Moro: ‘Liberare gli ostaggi senza condizioni’. Ai terroristi di Hamas va chiesto di liberare gli ostaggi “semplicemente, senza condizioni”, in virtù della loro “dignità di comuni fratelli in umanità”. Vorremmo che in Occidente non ci fossero più balbettii. E che anche nel nostro Paese non ci fossero più certi silenzi e ambiguità di fronte a dimostrazioni di aperto sostegno al terrorismo. Piuttosto, che in nome della comune appartenenza all’umanità, un anno dopo si parlasse con una sola voce: liberateli!».

Una grande folla di romani e non solo ha voluto ricordare le vittime del massacro del 7 ottobre partecipando alla commemorazione alla Sinagoga di Roma. Aperta da minuto di silenzio, la cerimonia è proseguita con una preghiera recitata dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. A partire dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sono stati numerosi anche i rappresentati del governo e gli esponenti della politica, di tutti gli schieramenti, che vi hanno preso parte.

“Oggi gli ebrei devono stare attenti a guardarsi alle spalle, e colgo l’occasione per esprimere gratitudine al governo che ci protegge con ogni mezzo”, ha detto Di Segni, aggiungendo che “l’esplosione dell’antisemitismo nei secoli, ogni volta per una ragione diversa, ha sempre segnalato il declino di una società. È ciclico, così come è ciclico il disastro che essa annuncia per la società che lo consente”. Anche il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha voluto ringraziare Meloni, che “ancora una volta ci dimostra la sua vicinanza e la sensibilità di riconoscere l’enormità di quanto è successo il 7 ottobre”.

Nel suo messaggio per la ricorrenza, il premier ha sottolineato che “il 7 ottobre 2023 il popolo israeliano ha vissuto una delle pagine più drammatiche della sua storia. Non dimentichiamo la disumana aggressione perpetrata un anno fa da Hamas. Abbiamo sempre negli occhi il massacro di migliaia di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà. Il nostro pensiero è rivolto costantemente agli ostaggi, strappati alle loro famiglie e ai loro cari, e che ancora oggi attendono di tornare a casa”. “Ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa – ha sottolineato Meloni – non è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel farlo tradisce un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti. E le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni lo hanno, purtroppo, confermato”.

“In questa giornata – ha proseguito Meloni – ribadiamo il legittimo diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini, ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo, infatti, restare insensibili davanti all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane”.

“Le conseguenze dell’attacco di Hamas hanno scatenato un’escalation su base regionale che potrebbe avere esiti imprevedibili. È dovere di tutti – ha avvertito il premier – riportare il dialogo, lavorando per arrivare ad una de-escalation. L’Italia, anche in qualità di Presidente di turno del G7, continuerà ad impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani e per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Confermiamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati”.

Ma la partecipazione alla cerimonia è andata ben oltre la partecipazione delle comunità ebraiche. Moltissimi cittadini si sono ritrovati al Grande Tempio di Roma, nonostante le imponenti misure di sicurezza adottate in tutta la zona del ghetto. Fra ministri, erano presenti Piantedosi, Nordio, Valditara, Giuli, Abodi. Diversi anche i parlamentari, come il presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, Maria Elena Boschi e Benedetto della Vedova, Carlo Calenda, la parlamentare Pd Laura Boldrini. Presenti il prefetto di Roma, Lamberto Giannini; il capo della procura nazionale antimafia Giovanni Melillo; il procuratore generale della corte d’appello della Capitale, Giuseppe Amato. Arrivato anche Renato Brunetta, presidente del Cnel. Non mancano pure l’ex sindaco, Francesco Rutelli, gli ex ministri degli esteri Gianfranco Fini e Luigi Di Maio, l’esponente di Forza Italia, Gianni Letta.

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