79 anni fa Napoli si liberava dagli invasori. Era l’esempio mirifico della resistenza. Alla vigilia della formazione del Governo c’è chi sostiene che occorre resistere ancora.

Dopo lo sbarco di Salerno, meglio noto come operazione Avalanche, gli Alleati avanzarono verso Napoli e trovarono la strada già spianata dai napoletani: questi ultimi, infatti, avevano respinto le forze tedesche della Wehrmacht durante quelle che sono passate alla storia come “le quattro giornate di Napoli” (27/30 settembre 1943).

La città aveva vissuto un duro periodo di rastrellamenti ed esecuzioni indiscriminate da parte dei tedeschi. La Napoli industriale era un cumulo di rottami, il porto disseminato di navi affondate.

I napoletani, stremati, iniziarono eroicamente ad insorgere, riuscendo nell’impresa di liberazione dagli invasori.

Proprio da questo episodio nascerebbe il motto, attribuito ad un giovane scugnizzo che combatteva contro i tedeschi, “adesso vi facciamo vedere noi chi sono i napoletani”, a testimoniare la caparbietà e lo spirito eroico.

Negli ultimi giorni pare di assistere ad una nuova interpretazione di questo spirito “resistente”.

Machiavelli sosteneva che la storia fosse ciclica: dalla rovina alla grandezza, all’ozio, alla debolezza, per poi tornare di nuovo alla rovina.

C’è chi ha voluto intravedere questa ciclicità nel periodo odierno: la discesa di Giorgia Meloni come la marcia su Roma, la formazione di un governo di centro-destra come preludio di futura resistenza.

E così, proprio nei giorni in cui l’Italia volge verso la formazione del Governo, si avverte una parte della popolazione “resistere” alla vittoria delle elezioni da parte del partito Fratelli d’Italia.

Secondo i sondaggi Ipsos, solo il 15% dei giovani elettori con età compresa tra i 18/34 anni avrebbe votato il partito vincente.

La percentuale che ha favorito Fratelli d’Italia sale al 29,1% negli elettori con età compresa tra i 35/49 anni.

Sono i giovanissimi, dunque, a manifestare dissenso verso la vittoria della Destra e ad aver lanciato campagne social volte a contrastare un partito che sentono molto lontano dai loro ideali.

A Milano alcuni studenti hanno occupato il liceo ginnasio Manzoni per protestare contro la vittoria di Fdi e contro l’alternanza scuola – lavoro dopo la morte di Giuliano De Seta. Non sono mancati i moniti della preside del liceo che ha minacciato di dare il 5 in condotta agli studenti che avevano deciso di rimanere a dormire nelle aule del liceo occupato.

Occupazione che peraltro si configura come reato disciplinato dall’art. 633 c.p. (invasione arbitraria di terreni o edifici) con una pena che prevede la reclusione fino a due anni.

D’altro canto gli studenti si sono difesi affermando che l’occupazione è prima di tutto una manifestazione con cui far sentire la loro voce.

Ciò comporta che la configurazione del reato non è sempre agevole.

Aldilà dell’episodio studentesco, sono ancora una volta i più giovani a pubblicare attacchi e critiche sui social, lamentando in particolar modo la scarsa attenzione del centro-destra verso le tematiche dei diritti sociali.

Si è siglata una sorta di tacita promessa di resistenza al nuovo Governo, della quale il/la futuro Premier dovrà tenere conto.

Arriva da più parti, tuttavia, l’invito alla moderazione e alla giusta analisi della situazione: come sottolinea il giornalista Emilio Mola, non si può parlare di ritorno del fascismo. Mussolini è arrivato al potere con un colpo di Stato, assediando Roma con un esercito privato.

La leader di Fdi Giorgia Meloni ha vinto elezioni democratiche, dopo una campagna elettorale che evidentemente ha convinto la maggior parte degli italiani.

Se si accetta un sistema democratico con tutti i suoi meccanismi, nolenti o volenti, si accetta anche il rispetto di vincitori e vinti.

In caso di dissenso, il cittadino ha a disposizione strumenti di democrazia diretta quali il referendum o l’iniziativa legislativa.

Così “resistere” diventa “difendere le proprie idee” e l’atteggiamento sociale del cittadino diventa esso stesso garanzia di democrazia.

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