Se la partecipazione femminile al mondo del lavoro dovesse avvicinarsi a quella maschile non solo si creerebbero 100 milioni di posti di lavoro nei prossimi dieci anni ma entro il 2030 si potrebbe registrare una crescita del Pil fino al 12% nei paesi dell’area Ocse. E’ uno dei dati più clamorosi che emergono da una ricerca che l’organizzazione internazionale ha preparato per un convegno sulla ‘leadership al femminile’ in calendario oggi a Parigi.
E un altro studio dell’Ocse fissa – a seconda dei mercati – fra lo 0,03 e lo 0,6% annuo la possibile crescita aggiuntiva del Pil che potrebbe arrivare dalla riduzione della discriminazione di genere, che al momento, secondo l’organizzazione, provoca una perdita di reddito fino a 12 mila miliardi di dollari l’anno.
Secondo una ricerca dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel periodo 2015-2025 con una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro i possibili benefici sul Pil mondiale ammonterebbero a 28 mila miliardi di dollari (quasi due volte il Pil degli Usa).
Per l’Ocse le donne sono “il prossimo mercato emergente” e una “incredibile opportunità di business”, una risorsa importante sia per lo sviluppo sociale che per la crescita economica.
Non solo, in Borsa – ricorda l’Ocse – le azioni di quelle società che annunciano la nomina di donne in posizioni di vertice salgono di più di quelle che si affidano a manager uomini: il risultato è un costo ‘nascosto’ di ben 655 miliardi di dollari (sui dati 2014) per quelle società che non accolgono donne nei loro consigli di amministrazione.