Un quartiere dell’arte sempre più internazionale: supera le distanze tra i continenti e avvicina Italia e Stati Uniti d’America la proposta artistica della rhinoceros gallery di palazzo rhinoceros a Roma, l’avamposto tra antico e iper-contemporaneo ideato da Alda Fendi e progettato da Jean Nouvel, con la linea artistica di Raffaele Curi.
La nuova invenzione della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti è un affascinante connubio tra la cara vecchia Europa e il Nuovo Mondo. L’esperimento, visionario come tutti i cortocircuiti della fondazione, si intitola Lady Alda Presents e – dal 9 giugno al 19 novembre 2023 – stratifica forme, esperienze e linguaggi diversi nei vari livelli espositivi di rhinoceros, il polo culturale affacciato sull’Arco di Giano. Come sempre, l’ingresso è gratuito, in via del Velabro 9A.
Sono tre le attrazioni del palazzo. Innanzi tutto, una gustosa primizia. Per la gioia dei collezionisti, arriva per la prima volta in Italia il gallerista François Ghebaly, con una mostra nella rhinoceros gallery dei suoi artisti Neïl Beloufa, Ludovic Nkoth, Em Rooney e Max Hooper Schneider. È il punto di partenza di un ciclo di collaborazioni con prestigiose gallerie commerciali internazionali, che verranno ospitate ciclicamente negli spazi del piano terra. “Questa mostra sarà di grande interesse per i collezionisti”, dichiara Alda Fendi.
Poi, un’importante anteprima. La Fondazione Alda Fendi – Esperimenti presenta al pubblico in anteprima Dino’s dark room. La storia del fotografo Dino Pedriali, un docufilm di Corrado Rizza, celebrando le due preziose collezioni di fotografie di Pedriali di proprietà di Alda Fendi: una dedicata a Man Ray e l’altra a Pier Paolo Pasolini.
La terza proposta è l’installazione Mr and Mrs Warhol di Raffaele Curi, disseminata tra le sale e i passaggi dell’hub polifunzionale a due passi dalla Bocca della Verità.
Dopo le collaborazioni con gli Uffizi e l’Ermitage, palazzo rhinoceros rilancia Roma come crocevia dell’arte, liberandola dai confini geografici e dai limiti spaziali, per parlare un linguaggio comune e cosmopolita, capace di esaltare la ricchezza delle differenze.
FRANÇOIS GHEBALY
Con la mostra degli artisti di François Ghebaly, rhinoceros gallery inaugura un nuovo percorso in cui propone dei pop up di gallerie internazionali che non sono mai state presenti in Italia prima d’ora. La mostra apripista di questa serie di collaborazioni di gusto cosmopolita collega direttamente New York, Los Angeles e Roma.
Negli ultimi quindici anni, sono infatti tre le sedi espositive che il gallerista François Ghebaly ha fondato negli USA: due a Los Angeles, dove tutto è cominciato, e la terza a New York. Cresciuto in Francia, non lontano dal vivace centro culturale di Basilea, dopo la laurea in Economia, François Ghebaly si trasferisce appena ventenne a Los Angeles all’inizio degli anni 2000. È questo il punto di partenza di una storia imprenditoriale straordinaria.
Nel 2009 crea la sua galleria nella Downtown di Los Angeles e apre la strada a un emozionante cambiamento nella scena artistica della città. “Non avevo soldi – racconta – ma in qualche modo, sono riuscito a tirare fuori qualcosa e costruire qualcosa”. Gli avevano detto che non sarebbe durato nemmeno tre mesi e invece è diventato uno dei galleristi più importanti e influenti della scena artistica statunitense e internazionale. Nel 2021 ha ampliato la sua galleria aprendo uno spazio a New York e quest’anno ha inaugurato un secondo spazio sperimentale a West Hollywood.
Ghebaly ora rappresenta artisti significativi e influenti come Neïl Beloufa, un visionario dalla pratica multidisciplinare; Ludovic Nkoth, un pittore camerunense americano; Em Rooney, fotografa impegnata a espandere la definizione del mezzo; e Max Hooper Schneider, scultore, teorico e scienziato.
Sono questi gli artisti che Ghebaly ora porta a Roma alla rhinoceros gallery. Se Rooney e Hooper Schneider si sono aggiunti da poco alla sua scuderia, Beloufa invece lavora con lui sin dagli esordi. È proprio Ghebaly a organizzare nel 2009 la prima mostra di Beloufa nella sua galleria, lanciando entrambe le loro carriere. L’artista, all’epoca relativamente sconosciuto, oggi è acclamato a livello internazionale e ha firmato mostre personali al Museum of Modern Art di New York, al Palais de Tokyo di Parigi e in altre istituzioni di prestigio.
“Quando inizio a rappresentare un artista – spiega Ghebaly – l’idea è di lavorare con lui a lungo termine. Si tratta di costruire carriere durature. Ciò che definisce il mio programma è questo vero interesse a penetrare a fondo nelle pratiche degli artisti e fare mostre senza paura, ambiziose e radicali”.
“François Ghebaly è un giovane uomo che ama le novità ed è curioso delle sfide. Vive con un piede nel presente e l’altro nel futuro. Ha condiviso da subito la proposta di collaborazione, privilegiando la visione artistica, senza soffermarsi troppo sui risvolti formali e tecnici. Mi è sembrato entusiasta e desideroso di lanciarsi in una nuova e insolita iniziativa. Ci ha sorpreso il fatto che non sia mai stato a Roma nella sua vita e questa è la volta buona!”, racconta Alessia Caruso Fendi, direttrice di rhinoceros gallery.
DINO’S DARK ROOM, LA STORIA DEL FOTOGRAFO DINO PEDRIALI
Ai piani superiori del palazzo sono tutte da scoprire, come sempre, le proposte artistiche e culturali a cura della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti che creano un dialogo, a volte sinergico, a volte provocatorio, con ciò che viene rappresentato dalla galleria in pop up.
Un filo rosso unisce l’Italia all’America attraverso il lavoro del fotografo Dino Pedriali, da poco scomparso, che accompagna il visitatore nel mondo immaginifico di tre giganti del Novecento: Pier Paolo Pasolini, Man Ray e Andy Warhol.
Il cuore della proposta artistica della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti ideata da Raffaele Curi è la proiezione, in anteprima mondiale di Dino’s dark room. La storia del fotografo Dino Pedriali, un docufilm del regista Corrado Rizza, con Pietro De Silva nel ruolo di Dino Pedriali e intervistati, fra gli altri, Neil Printz, curatore del catalogo ragionato di Andy Warhol, Ara H. Merjian della New York University, il critico d’arte Achille Bonito Oliva, Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, e Raffaele Curi.
Nella sala cinema della fondazione il pubblico, tutti i giorni, può assistere alla proiezione del docufilm. Nello stesso spazio vengono esposti due straordinari e iconici ritratti fotografici fatti da Dino Pedriali a Pier Paolo Pasolini e a Man Ray.
A partire dal cuore pulsante del racconto del mondo del fotografo, condotto attraverso una serie di interviste a personaggi che lo hanno conosciuto e studiato, la linfa vitale dell’arte di Pedriali irrora tutti i livelli di palazzo rhinoceros, dando vita a un ensamble che nella pluralità di segni e nella polifonia delle voci racconta la complessità di una visione dell’arte come esperienza totale. L’atmosfera europea si mescola con gli accenti della nuova ricerca artistica statunitense, in un incontro proficuo e prolifico.
L’INSTALLAZIONE MR AND MRS WARHOL DI RAFFAELE CURI
L’installazione Mr and Mrs Warhol di Raffaele Curi è il tessuto connettivo e immaginifico che collega tutti i livelli espositivi di rhinoceros. Con essa si celebra l’invenzione e l’inversione dei generi che il genio della Pop Art anticipa sin dagli anni Sessanta, facendosi precursore della fluidità che caratterizza il tempo presente. Lo scambio tra maschile e femminile è costante e continuo, con le note dei Velvet Underground a fare da colonna sonora: Warhol lo mette in scena in prima persona, travestendosi, e lo magnifica attraverso le sue icone en travesti.
È un intreccio di vite e di storie quello che viene raccontato nelle forme di una mostra colta e preziosa: l’incontro tra Raffaele Curi e Dino Pedriali nel 1974, la conoscenza tra il fotografo e il maestro pop Andy Warhol, la figura in controluce del mitico gallerista torinese Luciano Anselmino. Grazie ad Anselmino, Raffaele Curi frequenta Man Ray, gigante del Dadaismo, tanto da diventare suo assistente a Roma poco prima della sua morte. Poi il rapporto tra Pedriali e Alda Fendi, che nel 2005 colleziona due serie complete di fotografie dedicate a Pier Paolo Pasolini e a Man Ray, tra cui quelle celeberrime scattate da Pedriali a Pasolini nella torre di Chia poco prima del suo omicidio, vero e proprio testamento del corpo nella sua nudità.
Un gioco delle parti e un continuo avvicendamento di ruoli alimenta il confronto tra personalità artistiche di altissimo profilo, che sembrano diventare attori in un grande teatro, sul cui proscenio giganteggiano le figure transgender immortalate da Warhol nella sua mitica mostra Ladies and Gentlemen, tenutasi al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1975. “I suoi travestiti hanno un commovente ardire”, annota Pier Paolo Pasolini nella presentazione da lui scritta per il catalogo della mostra ferrarese; lo stesso testo viene scelto per accompagnare oggi l’installazione di Curi ispirata a Warhol.
Dal trucco delle drag queen si torna inevitabilmente alla nudità di Pasolini, che Andy Warhol voleva pubblicare sul suo Interview Magazine proprio usando le fotografie fatte da Dino Pedriali. Un sogno che non si realizzerà mai.
INFORMAZIONI:
rhinoceros gallery
Indirizzo: Roma, via del Velabro 9A
La mostra è aperta tutti i giorni dalle 12 alle 20. Ingresso gratuito.
Per informazioni: (+39) 340.6430435 gallery@rhinocerosroma.com
Asa nisi masa! Mi scervello ogni volta che rivedo 8 1/2 del mio amico Federico Fellini sul significato di questa frase. Ma non sono mai riuscita a decifrare questo mistero. E nemmeno i grandi critici cinematografici ci sono riusciti. Ecco, Dino era come questa frase, misterioso. Eppure quel mistero mi affascinò quando Raffaele Curi ci fece conoscere e decisi subito di acquistare le sue grandi serie complete su Man Ray e Pasolini. Abbiamo anche avuto degli scontri – aveva un carattere particolare – ma era profondamente artista e io sono da sempre convinta che agli artisti vada sempre tutto perdonato. Sono fragili, insicuri, spesso nervosi, ma sono gli unici a regalarci la potenza di una strana mediazione con il divino. Sono felice di ospitare nella mia Fondazione questo incredibile film di Corrado Rizza: mi riporta con la mente al mistero di un grande, duro e affettuoso nello stesso tempo Dino Pedriali. Asa nisi masa.
Alda Fendi
“L’arte non è scienza. Non è esperimento. Non c’è progetto nell’arte, non più di quanto ce ne sia nel fare l’amore. Ci sono semplicemente diversi modi di farlo”, Man Ray.
Una vita insieme a Man Ray, Andy Warhol, Carol Rama, Pasolini e Luciano Anselmino, il grande, illuminato gallerista di Torino. Eravamo giovanissimi, Dino Pedriali ed io, ed attraversavamo forse inconsapevolmente la grande storia dell’arte. Dino, un ragazzo e poi un uomo strano. Con un carattere non facile ma con un talento esplosivo! Degno erede di Man Ray nell’esprimersi e rivelarsi come un re dell’obiettivo. Il film di Corrado Rizza sa ricreare quegli stimoli presentandoci un Pedriali autentico e particolarmente incisivo. Una conferma e forse per qualcuno una scoperta nel mondo dell’arte italiana e americana.
Raffaele Curi
Come è nato questo documentario su Dino Pedriali… L’idea di questo docufilm è nata in maniera veramente casuale. Infatti un po’ di tempo fa, navigando in internet, ho trovato un’intervista al fotografo Dino Pedriali, che mostrava le foto scattate a Pier Paolo Pasolini pochi giorni prima della sua scomparsa nel 1975. Foto fantastiche che ritraevano Pasolini nelle sue case di Sabaudia e Chia, in alcune delle quali il poeta si offriva completamente nudo all’obiettivo. Sono rimasto affascinato da quegli scatti e dal suo racconto e immediatamente ho cercato in rete altre informazioni su di lui. Conoscevo già alcune di quelle immagini, ma non sapevo che Dino Pedriali avesse fotografato anche personaggi come: Man Ray, Andy Warhol, Rudolf Nureyev, George Segal e altri. La storia meritava di essere raccontata in un documentario, cosa che ho fatto con l’aiuto di molte persone che l’avevano conosciuto bene, primo fra tutti Achille Bonito Oliva, che a Pedriali aveva dedicato la copertina di uno dei suoi libri, ma anche Raffaele Curi, che lo conosceva da giovane, quando era l’assistente del gallerista Luciano Anselmino. La mia indagine è durata mesi e ho scoperto anche che Pedriali era nato e cresciuto nel mio stesso quartiere, quello di Monteverde a Roma, ma che aveva anche vissuto a NY, frequentando la Factory di Andy Warhol, dove si era recato per commissionare al maestro della Pop Art la mostra Ladies & Gentlemen delle polaroid dei travestiti newyorchesi, per volontà del gallerista Anselmino. Ho affidato al bravissimo attore Pietro De Silva l’interpretazione di una sua intervista concessa alla ricercatrice cinematografica Giorgia Bruni e ho intervistato molte persone che avevano tante cose da raccontare sulla carriera del fotografo romano e che mi hanno aiutato a ricostruire questa meravigliosa favola, quella di un grandissimo artista: Dino Pedriali, che il famoso critico d’arte tedesco, Peter Weiermair ha definito il Caravaggio della fotografia del Novecento.
Corrado Rizza