Matteo Renzi in pubblico ancora non dice su quale modello di legge elettorale intende andare avanti, ma il segretario Pd sa che da qui a lunedì il “gioco delle tre carte” dovrà finire, perché in commissione Affari costituzionali si inizia la discussione, e per questo, secondo quanto si apprende, prima della direzione Pd di giovedì dovrebbe fare il punto con i principali attori della trattativa: Angelino Alfano, (con il quale si è sentito nei giorni scorsi), Nichi Vendola e, probabilmente, Denis Verdini di Forza Italia e fiorentino, colloquio che alcuni dicono essere avvenuto ieri. La sortita di Ncd sul Senato complica le cose, offre a Renzi un’arma retorica forte da usare al tavolo della trattativa, che secondo più fonti il leader Pd vorrebbe incentrare più sul “Mattarellum” corretto che sul sindaco d’Italia. Il vecchio sistema elettorale, infatti, otterrebbe anche l’ok di Sel e, forse, persino quello di Fi, e questo garantirebbe a Renzi una sorta di assicurazione contro eventuali “trappole” centriste al Senato.
Il segretario Pd, infatti, sa bene che i numeri della maggioranza a palazzo Madama sono risicati, basterebbe la defezione dei 12 senatori vicini a Pier Ferdinando Casini ed ex Scelta civica per affossare qualunque riforma. Renzi, raccontano, non ha alcuna intenzione di restare ostaggio dei centristi e per questo starebbe lavorando per un’altra soluzione, ovvero il “Mattarellum” con premio di maggioranza, da attribuire magari al secondo turno. A Renzi, come è noto, andrebbe benissimo anche lo spagnolo con il premio, ma su questo schema l’opposizione di Ncd sembra totale perché, come riconosce lo stesso leader Pd, questo modello “spinge verso il bipartitismo”.
La mossa di Ncd sul Senato, però, non piace affatto al segretario democratico. L’idea di lasciare una seconda Camera elettiva, anziché usare presidenti di regione e sindaci per rappresentare le autonomie, è inaccettabile per Renzi, che non intende cedere su una delle sue proposte-bandiera. Il segretario su questo intende rassicurare anche Enrico Letta e Giorgio Napolitano (“Per fare una riforma costituzionale ci vuole un anno”), ma chiede in cambio la garanzia di poter incassare dei “trofei” da esibire, appunto la legge elettorale, l’abolizione del Senato elettivo e via dicendo. La sortita di Ncd sembra “un passo indietro”, afferma Renzi. Un’improvvisa gelata che potrebbe complicare il previsto colloquio Renzi-Alfano e, soprattutto, potrebbe mettere davvero a rischio il governo.