L’ossessione della “tintarella” accompagna più del 50% degli italiani tutta l’estate. Diventa una vera e propria competizione, una gara a chi ha la tonalità di pelle più scura e tutti sono pronti a farsi “baciare dal sole” per ore e ore sulle spiagge di sabbia ardente. L’abbronzatura è ormai da tempo sinonimo di bellezza, di benessere e c’è chi crede che i raggi solari aumentino il buon umore. Davvero strano se si pensa che non tanto più in là di 60 anni fa la pelle nera era stata vittima di discriminazioni di ogni genere e tipo e chiunque l’avesse era considerato inferiore poiché “diverso”. Il popolo giapponese tutt’ora vede la carnagione bruna in modo negativo, il colore della schiavitù e anche, perché no, della sporcizia; non si tratta di razzismo ma di semplici canoni di bellezza: Il chiarore della pelle per il popolo asiatico è purezza, un incanto senza artefatti. Mantenere il pallore però risulta molto più semplice rispetto a scurire la propria cute soprattutto durante il freddo e buio inverno. Cosa fare quindi? Le donne optano per fondotinta e terre color dorato mentre non mancano gli uomini che scelgono la soluzione delle creme abbronzanti. La più gettonata rimane comunque sempre lei, le preferita di molti, sia uomini che donne. Parliamo della lampada di sole artificiale che in pochi minuti -da una decina fino ai trenta- riesce a fare miracoli che equivalgono quasi a due giorni di mare. Il detto “per essere belli bisogna soffrire” è noto, ma fino a che punto deve arrivare la sofferenza? Sicuramente non raggiungere l’insano supplizio causato da tumori alla pelle e melanomi. Diversi studi fatti in Europa, Stati Uniti ed Australia hanno evidenziato come ci siano oltre 10.000 casi l’anno di gravi malattie dovute alla tintarella artificiale. I più a rischio sono i giovani universitari: il 55% per essere più ‘trandy’ frequenta i solarium assiduamente, gli adulti sono all’incirca pari al 36% e del 19% fanno parte gli adolescenti che vanno ancora a scuola. In Europa i casi di melanoma dovuti alle lampade UV raggiungono cifre strabilianti, 3.400 per la precisione, ma nonostante questo tipo di statistiche siano pubblicate un po’ ovunque da anni non sembrano cambiare le abitudini degli “scuri accaniti”. Che dire? Magari se cambiassero i canoni di bellezza o,ancora meglio, la tonalità di essa la situazione potrebbe migliorare. Ma, conoscendoci, saremmo pronti a trovare subito un metodo alternativo capace di “sbiancarci tutti”. Altamente nocivo, si intende.
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