Dal 6 al 16 febbraio prossimo si terrà la 64 edizione della Berlinale allo ZooPalast, gioiello dell’architettura tedesca degli anni 20, dove si proiettavano i film di Murnau e di Lang che è stato appena restaurato. Molto cinema americano e tanti film tedeschi per rafforzare l’immagine di una cinematografia non troppo amata fuori dai confini. Si comincerà con l’atteso “The Grand Budapest Hotel”, affresco corale sullo sfondo di un grande albergo di Lutz, in cui torna quasi per intero la famiglia di Wes Anderson: intorno a Ralph Fiennes ruotano tra gli altri Tilda Swinton, Bill Murray, Edward Norton, Owen Wilson, Lea Seydoux. Ambientato negli anni tra le due guerre, narra intrighi e vicende intorno al furto di un inestimabile quadro rinascimentale. Quadri, pitture e altri oggetti d’arte sono anche al centro di “The Monuments men” il blockbuster firmato e interpretato da George Clooney, autore della sceneggiatura con Grant Heslov. Grande attesa per Clooney che nel film appare con capelli e baffi imbiancati e sullo schermo è affiancato da Matt Damon e Kate Blanchett. Il film parla di un recupero molto rischioso del bottino accumulato da una squadra nazista e che avviene solo grazie ad eroici anglo americani. Un altro evento chiave del festival sarà “Nynphomaniac”, pellicola di Lars von Trier incentrata su eros e thanatos. Al centro, il racconto dettagliato della sex-addicted Charlotte Gainsbourg al suo salvatore. Nessun italiano in prima fila: né in Concorso né fuori, ma il cinema italiano sarà presente e visibile in altre sezioni, a cominciare da Panorama, la vetrina forse più frequentata dai berlinesi.
Il nome di maggior appeal è quello di Gianni Amelio che firma il documentario “Felice chi è diverso” sull’omosessualità in Italia negli anni bui del fascismo e del dopoguerra. Segue a ruota l’ultimo film di Edoardo Winspeare, “In grazia di Dio” dove, con interpreti non professionisti, si disegna il quadro drammatico di quattro donne in un paese del basso Salento violentemente scosso dalla crisi economica. I sapori d’Italia sono evocati anche in due documentari: “I maccheroni” di Raffaele Andreassi ed “I cavalieri della laguna” di Walter Bencini.
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