Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ha incontrato la minoranza mochena: “Sono qui per ascoltare le vostre richieste, per capire il vostro presente ma soprattutto per capire come costruire assieme il futuro. Credo che possiamo lavorare insieme partendo da due direttrici, la forte identità e il senso di appartenenza in una cultura ed in una lingua. Questi valori vanno trasmessi anche ai giovani, partendo dalla scuola, luogo di formazione delle future generazioni”. La lingua mòchena è un lingua di origine germanica parlata nelle comunità mòchene, ovvero nei tre comuni siti nel versante orientale della omonima valle dei Mocheni o del Fersina (Bersntol) in provincia di Trento: Fierozzo/Vlarotz, Frassilongo/Garait e Palù del Fersina /Palae en. Sono state censite 2.278 persone parlanti questa lingua nel 2001, il cui nome deriverebbe dalla variante di pronuncia del verbo tedesco machen, “fare”, caratterizzante i mocheni come lavoratori, e più specificamente della frase mache ich “faccio io”, che nel dialetto diviene mòchen i da cui, appunto, mocheni. Sembra essere una diretta derivazione dell’alto tedesco antico importato nel Medioevo, alla fine del XIII secolo. L’origine sembra vada fatta risalire ad un’immigrazione di coloni tedeschi, chiamati dai signori feudali di Pergine allo scopo di rendere produttiva una zona fino ad allora scarsamente antropizzata. Tale immigrazione non rappresentò un fatto isolato, trovando corrispondenza in analoghi fenomeni documentati per altre località della Valsugana e, più in generale, per tutto il Trentino orientale. E’ la ricerca di una soluzione dei problemi di una comunità piccola ma coeva che chiede equità, rispetto ad altri territori molto più centrali, nell’accesso ai servizi ed alle opportunità di sviluppo. Abbiamo iniziato, dice Rossi, con la sperimentazione veicolare, triplicando le ore di tedesco. Come potrete immaginare il futuro in valle dei Mocheni passa per due direttrici, identità e senso di appartenenza. Ha posto poi l’accento anche su un secondo aspetto: “Da presidente voglio ringraziare il popolo mocheno, perché dobbiamo anche alle minoranze linguistiche l’Autonomia trentina. La nostra terra ha praticato l’autonomia prima ancora di richiederla e che ci fosse riconosciuta. Una Provincia, che si dice autonoma, non può non essere presente nella costruzione del vostro futuro. Il vostro futuro è il nostro futuro”. L’incontro ha preso le mosse dai temi della cultura e della scuola mochena. Il calo demografico potrebbe in prospettiva mettere in discussione l’attuale impianto della scuola dell’obbligo diviso tra Sant’Orsola e Fierozzo. E’ arrivata l’assicurazione di un’attenzione delle istituzioni scolastiche trentine: “Continueremo a credere nell’importanza del fattore identitario e culturale della vostra lingua. Garantirò l’impegno a salvaguardare la vostra scuola. Il vostro ed il mio obiettivo è lavorare sui giovani per far crescere il senso di appartenenza e di identità della cultura mochena. Solo così saranno anche in grado di relazionarsi al meglio con gli altri, portando fuori dalla valle e dal Trentino i valori di questa terra. Questo principio deve valere anche per il turismo che vedo come un’opportunità per portare all’esterno valori ed impegno quotidiano”. Rossi ha confermato a Mauro Buffa, direttore dell’Istituto culturale Mocheno, che i tagli sui bilanci a musei e istituti culturali non riguarderà l’istituto mocheno, così come saranno ridefiniti i criteri di ripartizione dei budget tra i musei trentini a salvaguardia delle realtà minori.
Roberto Cristiano