Renzi: non sono uno struzzo

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge costituzionale che cambierà Senato e Titolo V della Carta. Matteo Renzi è stato chiaro dicendo che non accetta rinvii e chi vuole bloccare il cambiamento fa parte di una minoranza. Minoranza sia nel Senato che nel Paese. Trova simultaneamente d’accordo su questo il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ritiene improrogabile il superamento del bicameralismo paritario, stoppando di fatto anche la posizione di Pietro Grasso. Il voto espresso dal Cdm è stato di fatto unanime. Il governo quindi vara il disegno di legge costituzionale senza cambiare l’impostazione iniziale. Almeno per ora. Laura Boldrini ritiene necessaria una mediazione, ritenendo importantissimo l’apertura di un dibattito. Nello start , quindi, spariscono i rappresentanti eletti per dare spazio ad i rappresentanti delle autonomie locali. C’è comunque un no secco di Forza Italia dopo il via libera del Cdm al ddl che cambierà Senato e Titolo V della Costituzione .  “I 21 senatori nominati dal presidente della Repubblica per noi non passeranno mai”, così come “non passeranno mai gli esponenti dei Comuni dentro al Senato delle Autonomie”. Così  afferma  il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta: “Noi  appoggeremo una riforma quando la vedremo, nel senso che discuteremo punto su punto”.  Brunetta parlando  della riforma del Senato pensa ad  un modello Bundesrat, un modello in cui le Camere regionali, i Consigli regionali nominino in secondo livello esponenti però che siano esponenti di Consigli legislativi, non dei Comuni. Riforma, in tal senso, non comune perché priva dei comuni denominatori. Il Bundesrat, in italiano,  Consiglio federale, a cui pensa Brunetta,  è un organo costituzionale legislativo della Repubblica federale della Germania. Le funzioni del Bundesrat sono quelle attraverso i quali i Lander , leggi Stati federati, partecipano al potere legislativo ed all’amministrazione dello Stato Federale. In tal caso leggeremo Regioni al posto di Stato federato. Ovviamente la Regioni, rappresentate nella Camera delle autonomie, disporranno di poteri e competenze limitate. Nell’ordinamento costituzionale  non può essere più  considerato il secondo ramo del parlamento. La provenienza dei suoi membri, non eletti a suffragio universale ma esponenti dei governi delle i varie Regioni gli impediscono di rivestire il ruolo di seconda camera. Brunetta scrive poi a Napolitano affermando che il  Ddl Province sia incostituzionale.  “Oggi in Parlamento, sulla base di un’urgenza non giustificata, si discutono norme di riforma dell’ordinamento degli enti locali che, oltre ad introdurre elementi di ulteriore caos normativo sono “in aperto contrasto con le disposizioni  della Costituzione e  con i principi della Carta europea delle autonomie locali”. Chiede poi  di sostenere questo  appello in Parlamento per modificare il testo prima che sia approvato. Il Pd comunque vuole spingere sull’acceleratore per portare a casa la riforma del Senato nel minor tempo possibile.  Una riforma che è una grandissima svolta per la politica e le istituzioni e che chiude un dibattito trentennale, ha annunciato ieri il premier,  confermando che il Senato del futuro non sarà elettivo, costerà molto meno e non voterà né la fiducia né il bilancio. Renzi riceve anche il plauso dell’ad della Fiat Sergio Marchionne, che invita a non frenare il premier rottamatore  perché i mercati stanno apprezzando ciò che sta accadendo in Italia. E’ fondamentale che si arrivi all’ok della prima lettura del ddl al Senato entro le europee, sottolinea Renzi,  avvertendo che di fronte a populismo e antipolitica, la classe politica non debba mettere, come gli struzzi, la testa sotto la sabbia.

Roberto Cristiano

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