Dall’Everton all’Everton. Strana, beffarda la parabola di David Moyes sulla panchina del Manchester United. Rivelatosi al grande calcio proprio grazie ai toffies che guidò dal 2002 al 2013 portandoli a diventare una delle migliori e più interessanti realtà inglesi e qualificandosi più volte in Europa, Moyes in estate venne chiamato a raccogliere la pesante eredità di Sir Alex Ferguson. Un’eredità però fin troppo pesante che ha sancito il fallimento dello scozzese. Troppo brutto per essere vero questo Manchester. Lo squadrone che faceva paura all’Inghilterra e all’Europa è presto diventato una normale squadra di metà classifica, vivendo un unico sussulto solo in Champions mettendo paura al Bayern. Del resto quella dei red devils è stata una stagione anonima e mediocre con precoci eliminazioni nelle coppe nazionali e un settimo posto che rischia di estromettere lo United dalla prossima stagione europea. L’amore tra i tifosi dello United e Moyes non è mai decollato tanto da essere definito “The wrong one”, quello sbagliato. Ecco che allora l’uomo che doveva guidare lo United a lungo, aprendo un nuovo ciclo lungo e trionfale dopo l’epopea Ferguson, da stamattina non è più l’allenatore del ManUtd. E per uno strano scherzo del destino a detronizzarlo è stata proprio la squadra che lo ha lanciato, quell’Everton che domenica lo ha battuto 2 a 0 ponendo fine anzitempo ai sogni del tecnico scozzese liquidato con due righe di comunicato in cui lo si ringrazia “per il lavoro duro, onesto e integro”. Parole di circostanza che dimostrano come l’idillio non sia scattato neanche a livello societario.
Sebastiano Borzellino