La differenza tra un grande giocatore e un campione spesso sta in piccoli ma decisivi particolari. Uno su tutti il “killer instinct”, cioè quella capacità di sfruttare il minimo sbandamento avversario nei m omenti decisivi. La vittoria di Djokovic nella semifinale contro Raonic sta tutta qui, nella capacità di uccidere la partita dopo averla salvata per il rotto della cuffia. Infatti, dopo aver perso il primo set al tie break, il serbo ha ballato sul cornicione durante il tie break del secondo quando si è trovato sotto per 3 a 2 e con un minibreak subito. Milos Raonic, allievo di Ivan Ljubicic, ha pregustato la vittoria ma Nole ha trovato il modo di disinnescare le bombe del canadese proprio nel momento clou e di portare a casa un game che poteva scrivere la parola fine sul suo cammino a Roma. Dicevamo del killer instinct dei campionissimi ed ecco che allora Djokovic, come uno squalo quando avverte la presenza di sangue, cogliendo lo sbandamento del canadese gli strappa via il servizio nel game di apertura e non concede più nulla chiudendo con un nuovo break e portando a casa una vittoria che vuol dire finale. Domani sul Centrale il serbo sfiderà Nadal o Dimitrov in campo nella sessione serale.
Sebastiano Borzellino