Gli occhi di tutta Europa su Lisbona, sullo stadio Da Luz, la cattedrale portoghese che oggi diventa l’ombelico del calcio europeo e mondiale in quanto teatro della finale di Champions League. Per la prima volta nella storia quasi cinquantennale della Coppa dei campioni, oggi Champions League, sarà un derby. Di fronte Real e Atletico, le due facce e anime di Madrid. Due storie diverse, due squadre diverse, due percorsi diversi ma un unico obiettivo: portare a casa la coppa dei sogni, la coppa dalle grandi orecchie. È più di un derby, ha detto ieri in conferenza Simeone riassumendo perfettamente quello che è che sarà questo Real – Atletico. I blancos sono lì, all’ultimo atto, come da pronostico, alla ricerca della decima coppa, tanto sognata e inseguita. L’Atletico è la grande sorpresa. La decima è quasi un’ossessione per Florentino Perez e tutti i tifosi Real che, nonostante spese folli, sono stati sempre rimbalzati dalla coppa a un passo dalla gloria. Per raggiungere l’obiettivo era stato chiamato Josè Mourinho, l’uomo delle Champions, ma non ce la fece. E allora ci prova Carlo Ancelotti, uno che di Champions se ne intende avendone vinte due da giocatore e due da allenatore. “Personalmente – ha dichiarato il tecnico emiliano – non ho niente da chiedere a questa competizione, che mi ha già dato molto, ma tutti sanno quanto la Decima sia importante per il Real Madrid. Ci siamo molto vicini, centrarla sarebbe speciale”. Per farlo servirebbe “ripetere la partita che abbiamo fatto contro il Bayern Monaco e tenere quei livelli e quei ritmi”. Nonostante l’Atletico si sia appena laureato campione di Spagna, è il Real il grande favorito ma “In una finale può succedere di tutto. Tu puoi lavorare su quello che è prevedibile ma con l’imprevedibile non si può fare nulla”. È questa l’idea sempre di Ancelotti, uno che ha dovuto fare i conti con l’imprevedibile sulla propria pelle. Era il 2005 e si giocava a Istanbul, il Liverpool rimontò il Milan da 0 – 3. Fu il trionfo dell’imprevedibile e quei fantasmi non possono che agitare i sogni di Carletto, turbato anche dal pensiero che non vincere la coppa trasformerebbe la stagione in un autentico fallimento. Ma sono pensieri secondari, oggi conta solo la partita e cercare di vincere in qualsiasi modo, anche senza calcio spettacolo, anche affidandosi alle ripartenze perché “Il contropiede sappiamo farlo bene anche noi”. Per vincere Ancelotti si affida al recuperato Cristiano Ronaldo mentre mancherà certamente Xabi Alonso e quasi sicuramente Pepe rimpiazzato da Varane. Benzema dovrebbe essere recuperato ma non è certa la sua presenza dall’inizio. Chi giocherà sicuro è Iker Casillas, un autentico amuleto dal momento che non perde con l’Atletico da ben 26 partite e che era presente a Glasgow nel 2002 quando il Real vinse la nona. Sulla strada verso la Decima, quindi, i cugini dell’Atletico. Un quinto del bilancio rispetto ai cugini, un moderno Davide contro Golia, ma la convinzione che l’Atletico non è inferiore a nessuno. È questo il credo che ha inculcato ai suoi gladiatori Diego Simeone, artefice della “revolucion cholista”. Davide ha già battuto Golia vincendo la Liga, facendo suo anche il derby di campionato. Era il 28 settembre e Diego Costa sbancò il Bernabeu. Ma con grande lucidità lo stesso Simeone ha fatto presente che è passato un secolo, era un’altra vita. “Il Real che abbiamo battuto al Bernabeu – spiega – non era quello di oggi, allora Ancelotti stava cercando l’equilibrio che ora ha trovato. Non sarà per nulla la stessa gara. Sarà una gara unica contro la migliore squadra del mondo”. Una squadra che, trovata la sua identità, ha schiantato i cugini in Copa del Rey con un risultato complessivo di 5 – 0. Ma oggi non conta nulla, la finale è una partita a parte. “Oggi – continua il Cholo – dobbiamo lasciare tutto il contorno fuori e pensare solo a come batterli” adattandosi a quello che sarà il Real perché Simeone ha dimostrato di essere un genio della tattica. Col suo studio meticoloso della partita e dell’avversario e con la sua preparazione sempre impeccabile ha fatto le fortune dell’Atletì riportato incredibilmente alla vittoria. Merito anche di un carattere di ferro trasmesso ai suoi e testimoniato dalla parole di Tiago: <<Se Diego dice di buttarci da un ponte noi lo facciamo>>. La dimostrazione di un gruppo compatto, forte, senza prime donne, dove la forza del collettivo predomina sui singoli. Potrebbero mancare Arda Turan e Diego Costa, in teoria i migliori, ma per Simeone “Sono solo nomi e ci sono già altri due consapevoli che se non dovessero farcela, toccherà a loro. E saranno pronti”. In teoria è così, in pratica Diego Costa è uomo troppo importante per questo Atletico e per recuperarlo è stato mandato a Belgrado da Marijana Kovacevic, la “Doctora milagro”, capace di ridurre sensibilmente i tempi di recupero. Come? Applicando un gel sulla parte lesionata e mischiandolo con il liquido amniotico della placenta di una giumenta. Il tutto massaggiando utilizzando impulsi elettrici. Insomma, l’Atletico le sta provando tutte per rimettere in sesto Diego Costa. Ci spera Simeone, ci sperano tutti perché con le due squadre al top sarà una finale ancora più spettacolare.
Sebastiano Borzellino