E’ opportuno chiedersi se sia stato realmente necessario che il premier Matteo Renzi consentisse uno sconto generosissimo alle scuole cattoliche ed alle cliniche private con l’esenzione dalla Tasi e dall’Imu, visto che l’Erario ci rimetterà diverse centinaia di milioni. E c’è da chiedersi se sia improntato alla chiarezza il segnale lanciato ad i contribuenti oppure alla ipocrisia. Il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, fiorentino e ciellino, sostiene che le scuole private sono trattate come pubbliche e tenta maldestramente di ridimensionare la portata dell’esenzione con le parole del sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che candidamente racconta che le cliniche pagheranno per l’uso delle sale o delle stanze in forma privata. Chi stabilirà che dentro una clinica una stanza è ad uso privato ed un’altra è ad uso pubblico? Chi? Lo Stato indirizza il pubblico ad indossare la spending review, ma contemporaneamente spoglia il privato di questo stile di comportamento. Le scuole e le cliniche private non pagano mentre le famiglie tornano a pagare una Tasi che costerà mediamente 240 euro e tra le dodici città capoluogo che hanno imposto una Tasi più alta dell’Imu, si andrà dalle 400 alle 470 euro. La Tasi avrà 8.092 applicazioni diverse e 75.000 combinazioni possibili. Bisognerà prepararsi a stangate e tosature perché il gioco delle detrazioni è calcolato in proporzione alle rendite e, tra non molto, ci sarà l’aggiornamento di un Catasto ed i valori degli immobili si moltiplicheranno fino ad 800 volte. Perché ci chiediamo questo non deve valere anche per la Chiesa?
Marco Novellino