Ieri l’Istat ha pubblicato i dati sulla povertà nel 2013, e si può avere ben chiara l’idea di cosa sia successo nella distribuzione dei redditi in Italia in questa ormai eterna crisi. E’ un colpo durissimo e senza precedenti nella storia repubblicana. Il redditi medio è crollato riportando parte degli italiani ai livelli del 1988 e scendendo in sei anni del 13%. Si parla di estendere ai pensionati il bonus di 80 euro del governo Renzi, e viene anche segnalato un calo dei redditi dei pensionati inferiore al 10%, quindi al di sotto di quello riguardante l’italiano medio. In realtà i pensionati sono l’unico gruppo sociale i cui redditi siano aumentati nella prima parte della crisi, e la fascia di età superiore ai 65 anni non avverte un grado di povertà aumentata. In realtà c’è stato uno spostamento verso il basso dell’intera distribuzione dei redditi spostando il tutto verso la povertà assoluta, ovvero di coloro che vivono al di sotto di standard di vita decorosi. Questo fatto è certificato sulla base dei dati relativi alla spesa delle famiglie, in assoluta coerenza anche con i dati sui redditi del rapporto Caritas. Non si è rilevato, sia chiaro, una schiacciameento della classe media che è rimasta invariata dalla metà degli anni 80. Il 60 per cento di pesone restano in equilibrio, mentre crollano il 20 per cento di persone che divengono più povere e resta inalterato il 20 per cento più ricco della popolazione. Chi è sceso nella distribuzione dei redditi è chi apparteneva alla fasce alte nelle ed è finito nella middle class. Contestualmente chi apparteneva alla fascia media è crollato nella povertà. Il declino economico è questo, e ci si è arrivati attraverso due sensibili recessioni. Bisognerà ora occuparsi dei più poveri offrendo protezione agli incapienti ed ai disoccupati che hanno meno di 65 anni. La crisi ci dice che chi ha redditi a metà tra i ricchi ed i poveri sta precipitando nella povertà. Cosa altamente preoccupante.
Riprova
Giorgia Meloni: ‘L’Europa deve occuparsi di meno cose e di farle meglio, facendo quello che gli stati nazionali non possono fare
“L’Europa deve occuparsi di meno cose e di farle meglio, deve fare le cose che …