L’interpretazione radicale del Corano scatena la furia vandalica del Califfato

I radicali Islamici attaccano chiunque non condivida la loro fede.

Il mondo intero e soprattutto l’Occidente con in testa le NU, sembrano aver dimenticato l’Iraq, l’antica Babilonia, quella che una volta era la terra magica sorgente sulle rive del Tigri e l’Eufrate, con la sua gente e il suo immenso patrimonio d’arte, lasciandoli in preda alla furia vandalica ed iconoclasta di un nuovo e più pericoloso radicalismo islamico che non ha precedenti nella storia recente. Opere d’arte, condensati di storia e vestigia di culture millenarie andate in fumo in nome di un nuovo radicalismo spietato ed iconoclasta musulmano. E’ così che il 24 luglio scorso i seguaci del nuovo Califfato, che impongono in modo monopolistico ed intollerante la loro interpretazione del sunnismo contro tutte le altre fedi, hanno distrutto a colpi di mine, il mausoleo che è considerato l’antica tomba di Giona, risalente all’ottavo secolo avanti Cristo, Qui si trovava anche un monastero cristiano vecchio di 1500 anni e dove tutt’ora sono situate le tombe di vescovi assiri e caldei. Non a caso la collina di Giona è considerata una delle testimonianze più antiche e ricche della tradizione spirituale irachena: dall’antico testamento ebraico al cristianesimo, alle origini dell’Islam. All’origine di questa furia distruttiva ci sarebbe l’interpretazione radicale del Corano, per cui sarebbe vietato erigere moschee e luoghi di culto presso tombe e cimiteri perchè  i cadaveri sono considerati impuri. E come se non bastasse ci sono le minacce contro le migliaia di famiglie cristiane che vengono depredate di ogni loro avere e costrette alla fuga o addirittura passate per le armi se si rifiutano di convertirsi all’Islam. Un passato nel nostro futuro di uomini liberi e società democratiche avanzate. Le potenze occidentali ed in particolare gli Stati Uniti d’America con la loro fallimentare politica estera guidata dalla presidenza Obama hanno creato un nuovo Vietnam. A che cosa sono servite le migliaia di morti in nome della “pace” con l’invasione dell’Iraq e la condanna a morte di Saddam Hussein? Forse a riempire di petrolio le stive delle navi americane. Ma nessuno ne parla tutti tacciono, anche l’Italia con i suoi morti; ricordate Nassyria con il sacrificio dei Carabinieri? Sempre in nome della “pace”. Quello che manca è un corale atto di coraggio, che ad oggi sembra dimostrare solo il premier russo, di inviare un forte contingente militare che metta fine a questa follia e ristabilisca la democrazia, altrimenti il contagio di questo nuovo fanatismo religioso ed iconoclasta prenderà il sopravvento e finirà per destabilizzare un’intera area geografica con grave pericolo per tutto il mondo cristiano.

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