Poderosa retromarcia del governo sulle pensioni di 4mila insegnanti che, da settembre, avrebbero dovuto smettere di lavorare. Il provvedimento, già inserito nella riforma nella riforma della Pubblica amministrazione, è stato depennato in assenza di relative coperture finanziarie. In caso diverso insegnanti, primari e professori universitari, che erano disposti a ritirarsi dopo 42 anni di contributi anche se non avevano raggiunto i 62 anni. Il provvedimento di pensionamento riguardava anche i parenti delle vittime e superstiti delle stragi di terrorismo. Quanto deciso dal governo, per evitare uno scontro con la Ragioneria del Tesoro, ha innescato polemiche anche all’interno del Pd. Il premier ha ventilato poi una soluzione del problema entro fine agosto. Carlo Cottarelli qualche giorno fa lamentava una mancata copertura per alcuni provvedimenti ed a ruota il governo presentava 3 emendamenti soppressivi. Nella fattispecie il ministro Marianna Madia ha cancellato anche la modifica che permetteva di sbloccare i pensionamenti nella scuola, facendo saltare anche la “quota 96” che sommava età anagrafica e contributiva. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha prontamente approvato un ordine del giorno, votato da tutti i gruppi, che impegna il governo ad occuparsi della questione in un altro provvedimento. “Giusto togliere quella misura che non c’entrava niente con il decreto, ce ne occuperemo nel pacchetto scuola entro la fine di agosto”, ha promesso Matteo Renzi. Gli emendamenti del governo eliminano il tetto dei 68 anni di età per il pensionamento dei primari e professori universitari, che tornano a 70 anni. Per medici e primari non di cliniche universitarie resta il tetto dei 65 anni, per i dipendenti statali di 62. Bloccata poi la norma che riguardava i lavoratori “precoci”, che hanno iniziato a lavorare da adolescenti, e potevano andare in pensione anche prima dei 62 anni di età. Le critiche sono state feroci e l’ex ministro Pd Cesare Damiano ha definito il blocco della quota 96 “vergognoso”, perchè si tratta di rimediare ad un torto e non di assicurare un privilegio. La norma, infatti, doveva sanare un errore tecnico commesso nella riforma Fornero che impediva l’uscita dal lavoro di 4000 insegnanti, costretti a contare gli anni di contributi non secondo l’anno solare ma scolastico. Attacchi a spada tratta anche da sindacati: “Siamo davanti all’ennesima dimostrazione di dilettantismo della classe politica”, e da forze politiche: “Il governo è in stato confusionale”, sigla Forza Italia.
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