Undici anni dopo l’invasione che rovesciò il regime di Saddam Hussein gli Usa tornano a bombardare in Iraq. Il Pentagono ha annunciato l’apertura di una campagna aerea volta a colpire le postazioni dello Stato Islamico (Isis), la cui avanzata nel nord del Paese non solo ha messo in fuga centinaia di migliaia di civili, tra cui molti cristiani, ma minaccia ormai la regione autonoma del Kurdistan. Il presidente Barack Obama ha detto che la decisione e’ stata presa per colpire i terroristi islamici, proteggere il personale americano in Iraq ed evitare un potenziale genocidio. Le dichiarazioni di Obama hanno fatto seguito di alcune ore ad una sfida lanciata dal cosiddetto ‘Califfato islamico’ dell’Isis direttamente a Washington: “Non siate vigliacchi, attaccandoci con i droni, mandate i vostri soldati invece, quelli che abbiamo umiliato in Iraq. Lo faremo ovunque e alzeremo la bandiera di Allah sulla Casa Bianca”. I raid americani stanno avendo successo, distruggendo armi e attrezzature dello Stato islamico (Isis), mentre due missioni umanitarie sono state completate per portare soccorso alle decine di migliaia di membri della minoranza degli Yazidi in fuga dalle orde dei jihadisti sui monti intorno a Sinjar. Barack Obama, aggiunge che non c’e’ un programma per la fine della missione e che servirà tempo, ma ribadendo che le truppe americane non torneranno a combattere in Iraq e che non sara’ una nuova guerra. Notizie drammatiche arrivano intanto dalla regione di Sinjar, citta’ vicina al confine con la Siria conquistata domenica dai jihadisti. I miliziani dello Stato islamico non lasciano partire circa 4.000 Yazidi da due villaggi a sud della citta’ e minacciano di giustiziarli se non si convertiranno all’Islam, secondo quanto ha affermato un attivista di questa minoranza, Ali Sanjari che afferma che i suoi correligionari, seguaci di una fede pre-islamica e considerati miscredenti dai fondamentalisti dello Stato islamico, sono bloccati dai miliziani nei villaggi di Haju e Hatemiya e fa appello ai governi iracheno e della regione autonoma del Kurdistan e alle organizzazioni internazionali perche’ intervengano. La strategia americana si va delineando chiaramente: proteggere la regione autonoma del Kurdistan, i cui combattenti Peshmerga sono in prima linea nella resistenza all’avanzata jihadista, e fare arrivare aiuti umanitari alle masse di profughi in fuga dalla loro avanzata. Il progetto in Iraq e’ di lungo termine, il problema non sara’ risolto in settimane. Il primo ministro britannico, David Cameron, e il presidente francese, François Hollande, hanno espresso appoggio per le azioni umanitarie Usa contro l’eliminazione delle minoranze religiose, come i cristiani, appunto, ma anche gli Yazidi, seguaci di un antico credo pre-islamico che a migliaia sono fuggiti nei giorni scorsi dalla citta’ di Sinjar dopo l’ingresso dei jihadisti.
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