Tripoli è in mano ai ribelli. Sta per finire il regime di Gheddafi

Il regime di Muammar Gheddafi è sull’orlo del tracollo finale. Da ieri sera Tripoli è in mano agli insorti che hanno conquistato quasi tutti i quartieri della capitale libica. Gli insorti sono entrati nella piazza Verde, ritenuta il cuore simbolico della capitale della Libia, senza trovare alcuna resistenza. Alcuni combattimenti sono in corso dall’alba di questa mattina nella parte meridionale della città e nonostante le forze lealiste al Rais controllino ancora il 20% della capitale sembra questione di ore l’annuncio ufficiale della fine della dittatura di Gheddafi. Il colonnello continua a resistere ma è mistero sul suo nascondiglio. Un diplomatico libico ha assicurato che Muammar Gheddafi  “è sempre a Tripoli e si trova nel suo bunker di Bab Al-Aziziya”. Diversa è la versione data dalle opposizioni al regime del Rais.
Secondo quanto sostiene il sito web dell’opposizione al-Manara, citando fonti dei ribelli, il colonnello sarebbe nascosto all’interno dell’ambasciata del Venezuela a Tripoli. Di certo si sa dell’esistenza di fitti colloqui tra l’entourage di Gheddafi e il Sud Africa con l’obiettivo di individuare un esilio per il leader libico, dopo l’ingresso a Tripoli dei ribelli. Secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Jazeera è possibile che presto Gheddafi voli in Zimbabwe o in Angola, magari a bordo di uno dei due aerei sudafricani che sarebbero atterrati nella notte a Tripoli. Intanto il regime del colonnello subisce un primo durissimo colpo. Tre figli di Gheddafi sono stati arrestati: Saif al-Islam. Al-Saadi e Muhammad Gheddafi. Il presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mustafa Abdul Jalilha ha riferito che Saif al-Islam e Al-Saadi – conosciuto in Italia per aver giocato in Serie A con Perugia, Udinese e Sampdoria – sono stati arrestati, mentre Muhammad si sarebbe consegnato agli insorti. Al-Saadi , comandante delle Forze speciali libiche, è accusato di aver ordinato all’esercito di sparare sui manifestanti  disarmati a Bengasi, all’inizio della rivolta contro il regime. Mahmoud Jibril ha invitato i combattenti ribelli ad astenersi da qualunque vendetta a Tripoli e ha messo in guardia contro “sacche” di resistenza dei fedelissimi di Muammar Gheddafi nella capitale. “Oggi che festeggiamo la vittoria, mi appello alla vostra coscienza e alla vostra responsabilità: non vendicatevi, non saccheggiate, non prendetevela con gli stranieri e rispettate i prigionieri”. Il regime è al collasso e il “tiranno” deve lasciare la Libia per evitare un bagno di sangue, ha affermato il presidente americano, Barack Obama.  Obama ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione (Cnt), organo dirigente dei ribelli, come governo legittimo e ha sollecitato i ribelli a cercare una transizione verso la democrazia che sia “equa e includa tutto il popolo libico”.

 

 

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