Renzi, Draghi ed Angela Merkel

Matteo Renzi alza il sipario sui mille giorni, il programma di legislatura con cui vuole cambiare ritmo ma non obiettivo. Passo dopo passo, il premier punta a “scardinare il sistema”, far uscire il paese dalla recessione e far tornare “l’Italia ad essere leader In Europa”. Il premier torna molto soddisfatto dal vertice europeo: la scelta, niente affatto scontata fino ad un mese fa, del ministro degli esteri italiano ad Alto Rappresentante, rafforza a suo avviso l’Italia e ci attribuisce un ruolo e una responsabilità importante nella nuova Europa. Al centro della rinascita europea, c’è la battaglia sulla flessibilità ed anche alla cena dei capi di stato e di governo europei, Renzi ha capito che sarà molto arduo ammorbidire i rigoristi, Germania in primis. Proprio per avere voce più alta in Europa il presidente del consiglio fa partire il countdown dei mille giorni, illustrando interventi, riforme e tempi dell’azione di governo. “Sarà un lavoro articolato, sereno, passo dopo passo ma scardineremo il sistema”, ha spiegato ai giornalisti lasciando Bruxelles. Non un nuovo corso dell’azione di governo, ma un lavoro più puntuale per portare a termine le riforme già messe in cantiere e concentrare le energie sui temi che sono lavoro e crescita. Smentendo chi gli attribuisce a giorni alterni il retropensiero delle urne anticipate, Renzi vuole imprimere un altro passo a sei mesi dal suo avvio. Diversamente, secondo quanto si apprende dal settimanale tedesco Der Spiegel, che rivela il contenuto di una telefonata intercorsa tra Angela Merkel e Mario Draghi, la cancelliera ha insistito per tenere ferma la linea del rigore respingendo ogni forma di futura flessibilità. Secondo Der Spiegel la Merkel avrebbe chiesto a Draghi se la Bce abbia deciso di abbandonare il sostegno ad austerità e consolidamento dei bilanci sovrani. Domanda che rende tutto più fragile nell’Unione europea, dalle intese sulle nomine alla Ue raggiunte sabato, al futuro negoziato nell’eurozona col vertice proposto da Renzi sulla ripresa, e sul rapporto tra rigore, incentivi all’economia ed occupazione. In realtà la crisi rallenta duramente anche la locomotiva tedesca e senza le scelte di emergenza di Draghi l’Europa rischia una recessione.

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