Berlusconi agli italiani: “Ora unità e riforme”

Il volto è quello di un uomo sì stanco, amareggiato per come è stata accolta la sua uscita di scena, ma lui promette che è pronto a “raddoppiare gli sforzi per rinnovare l’Italia”. E lancia la sua ultima sfida: “non mi arrenderò”. E si dice pronto a “ favorire gli sforzi del Presidente della Repubblica per dare subito al Paese un governo di elevato profilo tecnico, reso forte da un largo consenso parlamentare”. Silvio Berlusconi in un video messaggio, riconquista la scena politica e spiega agli italiani cosa è successo nelle ore più amare del suo impegno politico. Come aveva promesso ha rassegnato le dimissioni per “senso di responsabilità, per senso dello Stato, per evitare all’Italia un nuovo attacco dalla speculazione finanziaria, senza essere mai sfiduciato dal Parlamento, dove possiamo contare tuttora sulla maggioranza assoluta”. Ma l’ormai ex premier si dice triste “nel vedere che un gesto responsabile e, se permettete, generoso come le dimissioni, sia stato accolto con fischi ed insulti”. Quei manifestanti in piazza lo hanno segnato e gli hanno fatto male. E’ diventato il capro espiatorio, non senza colpe, di quell’anti politica che è andata germogliando nel Paese figlia di un sistema politico, senza alcuna esclusione partitica, che si è avvitato su se stesso. E “a quanti hanno esultato per quella che definiscono la mia uscita di scena, voglio dire con grande chiarezza che da domani raddoppierò il mio impegno in Parlamento e nelle Istituzioni per rinnovare l’Italia”. “Non mi attendo riconoscimenti – rilancia il Cav – ma non mi arrenderò finché saremo riusciti a modernizzare l’Italia”. Poi fa un tuffo nel passato e ricorda la sua discesa in campo che ha “ha cambiato la storia dell’Italia”. “Al credo politico che pronunciai allora non sono mai, mai venuto meno. Fu e rimane una dichiarazione d’amore per l’Italia”. “Non cambio una virgola di quelle parole – prosegue – quell’amore e quella passione sono immutati”. E ribadisce che al suo governo “non esiste una alternativa politica”. Ma il passaggio politico più forte lo affida ad una lettera inviata al segretario nazionale della Destra, Francesco Storace. Ricorda quanto il suo esecutivo è riuscito a fare in tre anni e mezzo segnati da una crisi internazionale senza precedenti nella storia e si scaglia contro “la logica dei piccoli ricatti e del trasformismo” che ha prevalso in Parlamento. Il dito è puntato contro la “fronda” della componente finiana che ha rappresentato il “peccato originale” che ha minato “il percorso di una legislatura che avrebbe dovuto essere costituente e che si è invece incagliata nelle secche di una politica che non ci appartiene”.

 

 

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