“Guarda che cosa bella e piena di grazia è quella ragazza che passa con le sue dolci movenze sul cammino per il mare…”. Sono le prime parole di ‘Garota de Ipanem’, la canzone simbolo non solo di Tom Jobim, ma della bossa nova, della bohémia carioca degli anni Cinquanta, di un modo di vedere la vita fatto di gioia, sorriso e fiori, e, soprattutto, un brano che è fra i primi tre più eseguiti di sempre ed in ogni versione, da quella originale divenuta standard delle serate chitarra e pianoforte alle versioni jazz e pop che hanno riempito il songbook dei più grandi artisti della seconda metà del Novecento e di oggi. Tom Jobim, vale a dire Antonio Carlos Brasileiro de Almeida Jobim, moriva 20 anni fa, l’8 dicembre 1994, a New York, dove era ricoverato per un difficile intervento a cuore aperto; i sanitari del Mount Sinai scoprirono anche un tumore e non poterono fare nulla per salvare il musicista, compositore, cantante nato a Rio de Janeiro 67 anni prima. Nel ventennale della morte, la sua terra lo ha celebrato con una statua sulla spiaggia di Ipanema, il quartiere dove viveva. Ma era già stato fatto tanto, visto che da anni l’aeroporto internazionale della città, il Galeao, si chiama Antonio Carlos Jobim. Forse perché una delle canzoni più belle di Tom, ‘Samba do aviao’, samba dell’aereo, è proprio dedicata a ciò che si vede dall’alto atterrando a Rio: Jobim tornava dall’esilio e ha voluto rendere immortali le sue emozioni. Proprio pentagramma e testo di ‘Samba do aviao’ sono fissati su una lastra a fianco della statua che raffigura Tom che cammina con la chitarra sulla spalla, che fin dal primo giorno è stata visitata e fotografata da migliaia di carioca e da altrettanti turisti, segno di una passione e di una saudade del grande artista che non si placa.
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