Nella Francia del 1940 Lucile aspetta notizie del marito prigioniero di guerra e, intanto, vive un’esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina. Ma la sua vita viene stravolta quando i soldati nazisti occuperanno la cittadina in cui vive e lei conoscerà il raffinato ufficiale tedesco Bruno. Si dipana da qui la vicenda di amore, passione e forti sentimenti di ‘Suite francese’, film del regista Saul Dibb in sala il 12 marzo, tratto dall’omonimo romanzo di Irène Némirovsky, scrittrice di origine ebrea morta ad appena 39 anni dopo essere stata deportata nel campo di concentramento di Auschwitz. Per 60 anni la figlia dell’autrice, Denise Epstein, ha conservato i quaderni che la madre aveva affidato a lei e alla sorella senza leggerli: pensava fossero diari e temeva che aprirli sarebbe stato un dolore troppo grande da sopportare. Solo nel 2004 quelle pagine furono trascritte e pubblicate. Il romanzo, peraltro incompleto, perchè nelle intenzioni della scrittrice i capitoli dovevano essere cinque e non due, diventò rapidamente un fenomeno editoriale sia in Francia che all’estero, tanto che la figlia, morta nel 2013, disse: “È una sensazione straordinaria quella di aver riportato in vita mia madre. Dimostra che i nazisti non sono veramente riusciti a ucciderla. Non è vendetta la mia, ma è una vittoria”.
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