Caso Lupi: Alfano, lasciare ora il governo sarebbe da pazzi

Resteremo al governo per continuare a poter fare e vincere le battaglie in cui crediamo, afferma Angelino Alfano che stoppa i malumori nati all’interno di Ncd dopo le dimissioni di Maurizio Lupi da ministro delle Infrastrutture e risponde alla capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo, arrivata ad ipotizzare un appoggio esterno all’esecutivo per reagire alla arroganza insopportabile di Renzi. La bufera per le dimissioni di Lupi dalla guida del dicastero delle Infrastrutture non si è ancora placata nel partito, al cui interno c’è chi non ha gradito “il silenzio da Ponzio Pilato” di Matteo Renzi e rinfaccia ad Alfano di essere stato troppo accondiscendente nei confronti del premier. Malumori alimentati dal sospetto che il presidente del Consiglio voglia sostituire Lupi con uno dei suoi mentre nulla dice sui sottosegretari indagati del Pd rimasti al loro posto. Renzi ha   spiegato la posizione del governo sulla questione dei sottosegretari indagati, che dopo le dimissioni di Lupi sono finiti nel centro del ciclone. Dopo le dimissioni dal governo di Maurizio Lupi non arriveranno quelle dei sottosegretari indagati ed il premier nega di voler fare la faccia feroce con gli esponenti di altri partiti, mentre perdona quelli del suo: “Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia. E se parliamo di faccia, le dico con sguardo fiero che per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione. Se si dice che è la più bella del mondo, poi bisogna almeno leggerla, altrimenti non vale. Quindi perché dovrebbe dimettersi un politico indagato? Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali ed è un principio di decenza oltre che di buon senso”. Il caso di Lupi, secondo il premier, “è diverso, non è nemmeno indagato. Ha fatto una valutazione giusta e saggia secondo me. Una scelta personale e molto degna perchè dare le dimissioni in politica non è così frequente”. , Dopo ricorda: “Ho chiesto le dimissioni a Orsoni quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia”. La convention dei giovani del partito, organizzata a Rivisondoli, in Abruzzo, ed alla quale prendono parte tutti i big del partito, diventa comunque lo scenario dello scontro tra le diverse anime centriste. Ad aprire il dibattito è la De Girolamo che, proprio davanti alla platea di “LaboratorioFuturo”, prima si dice pronta a lasciare a Lupi il suo posto da capogruppo: “La politica non si fa con le poltrone ma con le idee. Il mio posto non è mio ma del partito” e poi avanza la richiesta di un’assemblea generale di Alleanza Popolare per capire dove sta andando il partito e per dire no al renzismo. La sala applaude. Il capogruppo al Senato Renato Schifani è il primo a rispondere: “Dobbiamo essere orgogliosi di quanto fatto finora. Dobbiamo anche dire dei no a Renzi ma non in una logica di sfascio”. Più netto Gaetano Quagliariello, secondo cui chi continua ad alimentare retroscena, un giorno si ritroverà ad essere fuori dalla scena. Sulla stessa linea anche il ministro Beatrice Lorenzin: “In questo momento dobbiamo salvare il paese e allo stesso tempo impegnarci per ricostruire il centrodestra”. La risposta più dura è invece quella di Alfano. Il segretario del partito arriva nel pomeriggio e replica direttamente alla De Girolamo: “Arriva la ripresa e qualcuno parla di sostegno esterno al governo. E’ una follia: noi dobbiamo prendercene i meriti. La lasciamo al Pd? Ma di cosa stiamo parlando? Sembra la barzelletta dei pazzi che devono superare 100 cancelli e si fermano al 99/mo perché sono stanchi e poi tornano indietro”. Noi resteremo in questo governo, sottolinea, finché si faranno le cose che diciamo noi. E cita i successi ottenuti finora: “La responsabilità civile dei magistrati; l’eliminazione dell’articolo 18, il sostegno alla natalità con mezzo miliardo di euro per le neo-mamme; l’eliminazione progressiva dell’Irap”. Poi attacca la minoranza Pd: “Se è arrabbiata, se Landini è arrabbiato, se la Camusso è arrabbiata, allora significa che abbiamo fatto bene”. Ma il ministro ne ha anche per Fi e Silvio Berlusconi: “Dopo che siamo riusciti a diventare una forza autonoma ed indipendente, chiunque può togliersi dalla testa di prenderci con le orecchie basse e di riportarci nel vecchio centrodestra. Vogliamo costruire una nuova casa politica che si trova tra Renzi e l’estremismo di Salvini”. Per farlo, conclude, ci vorrà tempo e fatica.

 

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