E’ stato il Pci ad abbandonarlo. Lui è rimasto fedele al comunismo fino ad oggi. Coerente come quando, nel ’36, abbandonò il Centro sperimentale di cinematografia e l’amore per la letteratura per entrare “spinto a calci” nel partito clandestino e nella Resistenza. L’ultima tessera ad entragli in tasca è stata quella di Rifondazione comunista nel 2005. Anche quello un atto di omaggio a quella definizione, comunista, che ora l’accompagna in un’ulteriore traguardo visto che Pietro Ingrao domani compie 100 anni. Pupillo di Togliatti che lo volle, giovanissimo alla guida de l’Unità; autore di un editoriale, nel 1956, che difendeva l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Urss, Ingrao vota a favore della radiazione del gruppo de “Il Manifesto” di cui era il punto di riferimento ideologico ed umano. Era stato lui a pubblicare il rapporto Krusciov senza il benestare di Togliatti. Più tardi, nel 1968, fu lui a condannare l’invasione di Praga senza aspettare le decisioni del partito. Fausto Bertinotti dice di lui: “Per Ingrao il Partito è stato il Principe. E in questo Ingrao è un classico; questa è la ragione che spiega il suo essere ‘eretico’ senza scisma”.
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Mentre l’orrore della guerra irrompe inascoltato sui notiziari di tutto il mondo, da venerdì 22 …