Oggi nuova giornata ‘calda’ e ricca di appuntamenti sul fronte scuola visto che per le classi seconde delle scuole superiori torna l’annuale appuntamento con il test Invalsi. Gli studenti hanno già boicottato il test con i Cobas che da sempre osteggiano “la scuola-quiz”. Il test Invalsi, o Prova Nazionale, è una prova scritta che ha lo scopo di valutare i livelli di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. I contenuti dei test sono realizzati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (Invalsi) ed è stato introdotto con la legge n. 176 del 25 ottobre 2007 ed è suddiviso in due parti, Prova di Matematica e Prova di Italiano. È stato somministrato per la prima volta, a scopo puramente statistico, nell’Esame di Stato 2007-2008. Dal 2009, la prova concorre nella valutazione finale dell’esame del primo ciclo d’istruzione. La prova caratterizza un generale abbassamento del livello degli studenti, soprattutto nella matematica, con conseguente riduzione dei voti finali degli esaminati e la reale efficacia del test è stata sottoposta a diverse critiche. Una delle critiche riguarda l’efficacia comparativa dei risultati conseguiti dagli allievi nelle diverse realtà, a seguito di irregolarità nella somministrazione dei test. Prendendo spunto da quanto succede in altri paesi europei i test potrebbero essere gestiti da personale dell’Invalsi, che dovrebbe dotarsi allo scopo di una rete nazionale di rilevatori professionisti, un’opzione i cui costi sono definiti non faraonici. L’Invalsi ha l’intenzione di aprire una stagione di ampia e approfondita consultazione con il mondo della scuola per rafforzare il ruolo di servizio per le scuole e non di soggetto chiamato esclusivamente a svolgere un compito di misurazione sulle scuole. L’Invalsi è applicato ed è operativo anche nelle scuole medie. Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete Studenti Medi dice: “Come ogni anno saremo davanti alle nostre scuole per dire ancora una volta che gli studenti e i loro traguardi non possono essere misurati con delle crocette ed abbiamo fatto un flash mob al Miur per portare all’attenzione pubblica la questione dei test Invalsi ed ancora una volta ribadiamo che non e’ attraverso una prova a crocette che si testa l’efficacia educativa della scuola pubblica sui ragazzi, il ruolo della scuola va molto oltre alla mera acquisizione di nozioni. Inoltre ogni anno vediamo come a causa di queste prove in molte scuole si blocchi completamente la didattica per fare una preparazione finalizzata esclusivamente alle Invalsi falsando già per se i risultati”. Gli studenti la hanno boicottata a Palazzo Chigi dove il governo ha incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil. Per l’Esecutivo, oltre al ministro Giannini sono stati presenti i ministri Boschi, Madia, Delrio e il sottosegretario De Vincenti. Il governo incontrerà anche le associazioni degli studenti e dei genitori. La settimana scorsa incontrando una delegazione del Pd i sindacati avevano sollecitato un confronto con l’esecutivo con il ddl Buonascuola che ha avuto l’ok dalla commissione Cultura della Camera e sta per approdare in Aula. Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda, Snals e anche Cobas sono rimasti insoddisfatti dell’esito dell’incontro avuto con il Governo e annunciano nuove iniziative di mobilitazione anche durante il periodo degli scrutini. Per il sottosegretario Claudio De Vincenti sconcerta che, a fronte di una manifesta volontà del Governo di dialogare sulla riforma della scuola si risponda, da parte di alcune sigle sindacali, minacciando il blocco degli scrutini. Un’iniziativa del genere sarebbe irresponsabile perché colpirebbe unicamente studenti e famiglie. Stefania Giannini, ha commentato l’incontro a Palazzo Chigi tra il governo e i sindacati ha annunciando che è stato concordato un incontro al ministero con i sindacati della scuola spiegando che le audizioni al Senato saranno un’altra occasione per ascoltare le parti sociali e migliorare ulteriormente il provvedimento. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, uscendo dall’incontro a Palazzo Chigi sul Ddl scuola dice che il governo ha accusato il colpo della manifestazione del 5 maggio, che ha determinato l’incontro coi sindacati. All’incontro non si può dare un giudizio positivo e non è stata data nessuna risposta alle criticità che abbiamo proposto. Il governo ha detto di aver preso buona nota, anche se siamo ben lontani dal cambiamento profondo dell’impianto del ddl. Il mondo della scuola continua a essere mobilitato e sono molte le iniziative. Visto il giudizio non positivo dell’incontro valuteremo quali altre mettere in campo. E’ chiaro a tutti che il ddl così come è anche rispetto alle poche modifiche apportate è un modello non condiviso nella scuola. Continueremo perciò a batterci per cambiarlo. Rispetto ad altre occasioni in cui ci siamo incontrati con il governo abbiamo un ulteriore appuntamento delle categorie assieme al ministro per discutere il ddl, con il governo dopo le audizioni. Si commenta da solo il fatto che il governo faccia il confronto dopo l’audizione parlamentare. “E’ ancora come se avessimo la pistola puntata alla tempia”, è l’immagine usata dal leader della Uil, Carmelo Barbagallo, per commentare l’esito del confronto tra il governo e i sindacati sul ddl scuola e valuteremo con i sindacati di categoria eventuali iniziative di mobilitazione. Vogliono andare avanti come un treno dimostrando un’arroganza sbalorditiva, dice invece il leader dei Coabs, Piero Bernocchi: “Proporremo agli altri sindacati di scegliere insieme una data, una domenica, già il 7 giugno potrebbe andar bene, per difendere tutti insieme la scuola come bene comune”. In definitiva le modifiche che sono state introdotte in parlamento non sono state giudicate sufficienti dai sindacati perche’ non rimuovono, a loro dire, i punti critici sul ddl scuola. “Nel ddl ci sono 3 poteri ai presidi e noi stiamo cambiandone 2 su 3”, dice per contro Matteo Renzi, spiegando che ora il preside proporrà il Pof ma il consiglio di istituto lo approverà, così come sulla valutazione dei docenti deciderà un nucleo di valutazione mentre resta il potere del preside di scegliere gli insegnanti nelle graduatorie. Il Pof, cioè il Piano per l’Offerta Formativa, è la carta d’identità con cui la scuola si definisce nei confronti delle famiglie, degli studenti e della realtà locale e costituisce la base per gli impegni reciproci da assumere per realizzare la missione della scuola. Il Pof illustra la struttura, l’organizzazione della scuola e le attività che vi si svolgono, presenta tutti i progetti, le attività e i servizi offerti dall’istituto, illustra le modalità e i criteri per la valutazione degli alunni e per il riconoscimento dei crediti, descrive le azioni di continuità, orientamento, sostegno e recupero corrispondenti alle esigenze degli alunni concretamente rilevate. Gli obiettivi del Pof sono esplicate nel garantire un’organizzazione più funzionale estendendo il campo dell’offerta formativa elevando la qualità dei servizi. Permettere il confronto con l’utenza, per verificare quelli che sono i reali bisogni di alunni e genitori, aprendo la scuola al territorio e definendo le caratteristiche specifiche della scuola fornendo le necessarie informazioni alle famiglie, agli enti locali o ad altri soggetti coi quali la scuola opera. Arriverà tra stasera e domattina nella commissione Cultura di Montecitorio il mandato al relatore a riferire in Aula sul ddl Scuola, che approderà giovedì nell’Aula della Camera. A quanto si apprende, al momento il governo non sarebbe intenzionato a porre la questione di fiducia sul provvedimento, il cui esame in Aula dovrebbe essere ultimato entro martedì. In commissione sono stati presentati oltre duemila emendamenti.
Roberto Cristiano