E’ morta a Ladispoli, vicino a Roma, l’attrice Laura Antonelli, aveva 74 anni. Con le sue vestaglie succinte, le calze con la riga, le curve morbide e quel viso indimenticabile aveva fatto sognare gli italiani nel corso degli anni Settanta. A dare l’allarme stamattina è stata la donna delle pulizie che l’ha trovata per terra in casa, gli operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Aveva raggiunto la popolarità con film-cult come Malizia di Salvatore Samperi (1973) e Sessomatto di Dino Risi conquistando il titolo di icona-sexy del nostro cinema, ma aveva lavorato anche con grandi maestri come Visconti, Scola e Patroni Griffi. Laura Antonaz, in arte Laura Antonelli, nacque a Pola in una famiglia istriana, il 28 novembre 1941. Da ragazza, ormai trasferita a Roma, sembrava destinata a fare l’insegnante di educazione fisica, ma subito dopo aveva girato alcuni caroselli pubblicitari e si era messa in luce come attrice di fotoromanzi. Il debutto nel cinema avvenne a 25 anni con Le sedicenni, presto seguito da altri film che rivelano il suo irresistibile e morbido sexy-appeal. Venere dall’aria dolce e dallo sguardo sognante, nel 1971 conquistò il cuore di Jean-Paul Belmondo durante le riprese de Gli sposi dell’anno secondo. Con Malizia, film di Salvatore Samperi si aggiudicò un David di Donatello e un Nastro d’argento come miglior attrice. Il film incassò 6 miliardi di lire catapultando l’attrice nell’immaginario erotico degli italiani grazie alla sua cameriera sensuale che oltre a far girare la testa al padre vedovo (Turi Ferro) popola i sogni dei due figli maschi. Sotto la guida di registi come Giuseppe Patroni Griffi (Divina creatura, 1975) o Luchino Visconti (L’innocente, 1976) dimostrò di saper affrontare ruoli più drammatici e impegnativi, senza mai rinunciare all’arte della seduzione, magari con l’aiuto di fili di perle o di merletti trasparenti. I giornali erano tornati a parlare di lei quando l’amico Lino Banfi lotterà per farle avere l’assistenza della legge Bacchelli ma lei rispose con una lettera in cui chiedeva di essere dimenticata.
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