Matteo Renzi tratta alla direzione del Pd sulla riforma del Senato, dove viene stabilito che sarà possibile designare i senatori e arriva il ‘via libera’ all’unanimità alla relazione del segretario, anche se la minoranza si divide e non vota: ‘Le riforme si votano il Parlamento’. Il premier ipotizza un ‘lodo Tatarella’, giudicato da Pier Luigi Bersani ‘Una apertura significativa’. Renzi evoca il ‘principio Tatarella’, meccanismo messo in piedi nel 1995 e valido per l’elezione dei consigli regionali, e alla cui messa a punto contribuirono i parlamentari Dc Leopoldo Elia e Sergio Mattarella. Nella sua versione originaria la legge Tatarella, che prende il nome di Pinuccio Tatarella, deputato di Alleanza Nazionale, prevedeva l’elezione del presidente della Regione nell’ambito di un listino regionale bloccato di cui era il capilista. Il candidato alla testa della lista più votata dai cittadini diventava presidente solo dopo un voto del Consiglio regionale che ufficialmente lo nominava. Questo meccanismo, ha spiegato Renzi in direzione, ha fatto sì che quando Bersani, eletto governatore, è andato a fare il ministro, ad eleggere il suo successore è stato il consiglio regionale. ‘Quando parlo di Tatarella non alludo al metodo, ma al principio perché nel ’95 c’era un meccanismo di designazione dei consiglieri regionali che non necessariamente corrispondeva alla elezione diretta. Vedo questa una possibile soluzione, non essendo innamorato dell’una o dell’altra scelta. Nel ’95 in Emilia Romagna designarono il candidato alla presidenza della Regione, che era Bersani. Quando divenne ministro gli elettori non furono di nuovo chiamati al voto, ma i consiglieri elessero La Forgia’. Se il Quirinale stia aiutando in questa fase la maggioranza è difficile dirlo, ma è certo che è possibile, a questo punto, trovare un’intesa da infilare nel quinto comma dell’articolo 2 senza dover rivotare tutte le parti del testo. Domani sera scadono i termini per la presentazione degli emendamenti alla riforma costituzionale e potrebbe essere presentato un emendamento a firma del capogruppo Luigi Zanda, nel quale si stabilisce che i senatori vengono eletti dai consigli regionali sulla base di una designazione effettuata dagli elettori. Sarà poi una legge ordinaria a stabilire il recinto entro il quale le amministrazioni regionali dovranno procedere per stabilire i meccanismi di voto. L’applicazione del lodo Tatarella sembra sbloccare la trattativa e potrebbe essere una ‘soluzione politica’ che il presidente del Senato evoca da tempo. Renzi è stato durissimo con Pietro Grasso lanciando una sorta di avvertimento, perché in caso di riapertura di una discussione sull’articolo 2 avrebbe convocato i gruppi del Pd di Camera e Senato. In pratica una minaccia di crisi di governo. ‘Ci sono tutte le condizioni per chiudere entro il 15 ottobre, dice Renzi prima del voto, chiedendo ‘un’assunzione di responsabilità politica’, ricordando che un anno e mezzo fa la legislatura era morta, noi abbiamo preso un rischio e ora sarebbe un errore politico pensare di aver concluso l’opera.
Roberto Cristiano