Fisco: squinzi, contenti del taglio ires, ma vediamo se succederà veramente

ROMA. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, alla fiera di Rho per la cerimonia inaugurale di Emo 2015, la fiera mondiale dedicata alle macchine utensili, ha risposto all’annuncio fatto dal premier Matteo Renzi sul possibile anticipo al 2016 del taglio dell’Ires. “Siamo ben contenti se ci tagliano le tasse, però vediamo se veramente verranno tagliate”. Squinzi aggiunge, che “ le azioni messe in campo dal Governo vanno nella giusta direzione, ma vanno rafforzate con nuove iniziative e proposte. I dati sono incoraggianti, ma ora è necessario una accelerazione che ci consenta di tornare a crescere stabilmente sopra il 2% in termini di Pil”. Per il presidente di Confindustria, “ sarebbe controproducente abbandonare on non rifinanziare alcune misure: occorre stabilità del quadro di riferimento in cui si inseriscono le decisioni degli operatori per infondere fiducia e migliorare le aspettative. Lo stesso quadro delle riforme strutturali va quindi urgentemente completato intervenendo sulle grandi priorità del Paese, a partire dalla prima tra tutte quella della pubblica amministrazione, che deve portare con sé la semplificazione amministrativa e burocratica, necessaria per rendere più efficiente il rapporto fra pubblico e privato. Secondo Squinzi, in secondo luogo, vanno varate le riforme istituzionali e le liberalizzazioni”. Per quanto riguarda la legge di stabilità, Squinzi ha affermato che rappresenta una possibilità importante per una spending review che consenta finalmente di liberare risorse utili a ridurre la pressione fiscale su imprese e lavoratori e rilanciare gli investimenti. Infine, il numero uno di viale dell’astronomia, ha sottolineato che l’Italia ha bisogno di una politica specifica per la ricerca e l’innovazione, soprattutto quella di base,che dia certezze alle imprese in termini di risorse e di orizzonti temporali di lungo periodo, inoltre ha aggiunto, che una moderna politica per l’innovazione implica un ruolo nuovo per lo Stato, che utilizzi in maniera strutturale la domanda pubblica come strumento per innescare processi di innovazione, facendosi carico delle incertezze e dei rischi più elevati.

Fabio D’Amora

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