Il premier Matteo Renzi al Clinton Global Initiative, l'evento organizzato ogni anno dalla fondazione della famiglia Clinton, New York, 27 settembre 2015. ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/TIBERIO BARCHIELLI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Manovra e taglio di tasse, anche per le imprese, a partire dal 2016

Il premier Renzi ha annunciato, tra gli applausi della maggioranza del Pd, un taglio di tasse da 50 miliardi in cinque anni. ‘Non è immorale tagliare le tasse’, afferma il vicesegretario Guerini che rigetta ogni paragone con Berlusconi: ‘Lui ha detto e non ha fatto. Gli italiani sanno che di noi possono fidarsi perchè quello che ci siamo impegnati a fare lo abbiamo fatto’. In un post su facebook Bersani fa riferimento all’intervista rilasciata dall’ex ministro delle Finanze Visco che giudica l’abolizione della tassa sulla prima casa ‘ingiusta e inaccettabile’ perchè le prime case non sono tutte uguali. Un conto è una casa in centro a Roma, un conto la villa di Arcore, un conto un monolocale in periferia. Il taglio delle tasse annunciato da Renzi piace, per contro, agli alleati del Nuovo Centrodestra e ci crede anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, secondo cui i tagli annunciati vanno nella giusta direzione. Il difficile però per il governo sarà di trovare le coperture finanziarie. Solo per il 2016 sarà necessario reperire oltre 20 miliardi. Il taglio annunciato della tassa sulla prima casa infatti vale 4 miliardi, a cui si aggiungono i 16,8 miliardi indispensabili per disinnescare le clausole di salvaguardia che altrimenti avrebbero previsto un aumento delle aliquota Iva e delle agevolazioni fiscali per coprire la manovra finanziaria. Oltre alla spending review e alle privatizzazioni, su cui Renzi vuole accelerare, si guarda con speranza all’Unione europea. Il premier ritiene che se l’Italia farà le riforme, la Ue possa concedere un altro rinvio del pareggio di bilancio. In tal caso quello che rimane al di sotto del vincolo del 3% del rapporto deficit-Pil potrà essere destinato al taglio delle tasse. La riduzione delle tasse per le imprese, invece, era stata promessa per il 2017 ma una parte consistente arriverà prima, già il prossimo anno con l’aliquota Ires oggi al 27,5 per cento, che scenderà al 24-25 non per solo per le aziende del Sud o quelle medio-piccole ma per tutte. Nelle intenzioni del governo è solo il primo passo di una strategia che comprende un’ulteriore taglio dell’imposta pagata dalle società e una riduzione della base imponibile dell’Irap. L’obiettivo finale è un livello del prelievo al di sotto di quello applicato in Spagna, dove l’aliquota è stata portata quest’anno al 28 per cento e scenderà ulteriormente al 25 dal primo gennaio 2016. L’operazione vale nel complesso 15-17 miliardi, più o meno un punto di Pil, e quindi non può essere affrontata alla leggera, visto che a partire dal 2016 devono essere disinnescate le clausole di salvaguardia per circa 16 miliardi di euro e l’impegno finanziario è destinato a crescere negli anni successivi.

Cocis

 

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