E’ più vicino lo sviluppo di un test del sangue in grado di rilevare con precisione la presenza della malattia di Alzheimer nell’organismo. Una prova che darebbe ai medici la possibilità di intervenire al più presto sulla patologia e in una fase ancora precoce. E’ la prospettiva al centro di una ricerca della Rowan University School of Osteopathic Medicine di Stratford (Usa), presentata al congresso Omed a Orlando. Lo studio, coordinato da Robert Nagele, si sta concentrando sull’utilizzo di autoanticorpi come biomarcatori base nel sangue, in grado di rilevare la presenza della patologia e di individuare anche lo stadio del suo avanzamento.
E’ noto come la grande maggioranza delle malattie autoimmuni è accompagnata dalla presenza di autoanticorpi che rappresentano, quindi, i marcatori fondamentali per la diagnosi. I ricercatori sono partiti da questa considerazione per iniziare lo sviluppo di un test che potrebbe far scoprire la malattia di Alzheimer molto prima che i sintomi emergano, in modo tale da intervenire anche sugli stili di vita del soggetto così da rallentare la progressione della patologia.
“Mentre la causa del morbo di Alzheimer rimane non chiara – sottolineano i ricercatori – è chiaro che il mantenimento nel cervello di una barriera emato-encefalica sana è una misura preventiva. Il diabete, il colesterolo alto, l’ipertensione e il sovrappeso possono mettere invece a repentaglio la salute vascolare e di conseguenza agevolare la formazione delle placche della proteina beta-amiloide che inibiscono le sinapsi, ovvero i collegamenti tra i neuroni, dando inizio al processo irreversibile della demenza”.