Nell’ex capitale Rangoon, la ‘Lega nazionale per la democrazia, partito di Aung San Suu Kyi, vince 44 dei 45 seggi per la camera bassa birmana, aggiudicandosi circa il 70% dei voti alle elezioni. Aung San Suu Kyi è attiva da molti anni nella difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare e imponendosi come leader del movimento non-violento, tanto da meritare i premi Rafto e Sakharov, prima di essere insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991. Figlia del generale Aung San, capo della fazione nazionalista del Partito Comunista della Birmania, di cui fu segretario dal ’39 al ’41, e di Khin Kyi, la vita di Aung San Suu Kyi è stata travagliata fino dai primi anni. Suo padre, uno dei principali esponenti politici birmani, dopo aver negoziato l’indipendenza della nazione dal Regno Unito nel 1947, fu ucciso da alcuni avversari politici nello stesso anno, lasciando la bambina di appena due anni, oltre che la moglie, Khin Kyi, e altri due figli, uno dei quali sarebbe morto in un incidente. Dopo la morte del marito, Khin Kyi, la madre di Aung San Suu Kyi, divenne una delle figure politiche di maggior rilievo in Birmania, tanto da diventare ambasciatrice in India nel 1960. Aung San Suu Kyi fu sempre presente al fianco della madre, la seguì ovunque ed ebbe la possibilità di frequentare le migliori scuole indiane e successivamente inglesi, tanto che nel 1967, presso il St Hugh’s College di Oxford, conseguì la prestigiosa laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia. Continuò poi i suoi studi a New York, dove lavorò per le Nazioni Unite. Ritornò in Birmania nel 1988 per accudire la madre gravemente malata, e in quegli anni il generale Saw Maung prese il potere e instaurò il regime militare. Fortemente influenzata dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi e dai concetti buddisti, Aung San Suu Kyi entrò in politica fondando la Lega Nazionale per la Democrazia, il 27 settembre 1988. Neanche un anno dopo le furono comminati gli arresti domiciliari, con la concessione che se avesse voluto abbandonare il paese, lo avrebbe potuto fare, ma Aung San Suu Kyi rifiutò la proposta del regime. Nel 1990 il regime militare decise di chiamare il popolo alle elezioni, e il risultato fu una schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, che sarebbe quindi diventata Primo Ministro, ma i militari rigettarono il voto e presero il potere con la forza, annullando il voto popolare. L’anno successivo Aung San Suu Kyi vinse il premio Nobel per la Pace e usò i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione a favore del popolo birmano. Gli arresti domiciliari le furono revocati nel 1995, ma rimaneva comunque in uno stato di semi libertà, non poté mai lasciare il paese, perché in tal caso le sarebbe stato negato il ritorno in Myanmar, e anche ai suoi familiari non fu mai permesso di visitarla, malgrado i numerosi interventi, degli Stati Uniti, del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, o di Papa Giovanni Paolo II. Aung San Suu Kyi fu nuovamente condannata a tre anni di lavori forzati per violazione della normativa della sicurezza, che poi sono stati commutati dalla Giunta militare in 18 mesi di arresti domiciliari. Nel 2010 Aung San Suu Kyi fu liberata,ottenendo nel 2012 un seggio al parlamento birmano. Il partito al governo della Birmania (Usdp) ha ammesso la sconfitta alle elezioni nei confronti del partito all’opposizione Ndl. ‘Il nostro partito ha perso in tutti i distretti di Ayeyawaddy’, dice leader facente funzione del partito di governo del Myanmar, Htat Ooo. Parlando al telefono con la Dpa, ammette di aver perso il seggio nell’ambito della pesante sconfitta elettorale del suo partito, che ha perso seggi anche nella regione del delta considerata la sua roccaforte elettorale. In un’altra dichiarazione Htay Oo ha sottolineato che il suo partito ha una più alta percentuale di seggi persi che di seggi vinti. E’ troppo presto per fare le congratulazioni ai nostri candidati che saranno vincitori, ma credo che voi tutti abbiate un’idea dei risultati, dice la leader dell’opposizione in Myanmar, Aung San Suu Kyi, che ha espresso la fiducia in una vittoria nelle prime elezioni aperte a tutte le forze politiche degli ultimi 25 anni, ma ha esortato i sostenitori della Lega Nazionale per la democrazia a mantenere la calma al momento dell’annuncio ufficiale della vittoria. Ma il segnale più netto della sconfitta del partito di governo l’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo, sostenuto dai militari, l’ha dato l’attuale Speaker del Parlamento Shwe Mann che ha riconosciuto la vittoria del suo avversario e si è congratulato su Facebook con l’esponente del Lega che l’ha battuto nel suo distretto. Gli osservatori hanno raccontato di avere potuto parlare a diversi funzionari elettorali, rappresentanti dei partiti politici ed elettori durante i tre giorni di visita della delegazione. L’interesse degli elettori era veramente notevole, anche se si trovavano in fila da qualche ora, erano ancora sorridenti. L’affluenza è stata intorno all’80 per cento. La premio Nobel per la pace birmana Aung San Suu Kyi si avvia a diventare il primo ministro di Myanmar. Migliaia di sostenitori dell’icona della resistenza al regime, sono scesi nelle strade e il Myanmar è in festa. Il partito ha conquistato il 70% dei voti e Suu Kyi avrebbe la maggioranza necessaria per formare il governo e diventare premier. La soglia è del 67% dei voti considerando che alla giunta militare è riservato un 25% dei seggi. A 70 anni, la ‘Signora’ o ‘mamma Suu’, come la chiamano i birmani, ha vinto come coronamento di aver fatto della Birmania la sua missione della sua vita.
Cocis