Legge di Stabilità, Jobs Act e elezioni amministrative

La peggiore malattia della sinistra e’ quella di considerare come peggior nemico quello che ha le idee piu’ simili alle tue e i compagni di ieri diventano gli avversari di oggi. Se andiamo su questa strada regaliamo le grandi citta’, nel voto amministrativo, al populismo, e prepariamo la stessa sorte per il governo del Paese. Gli anatemi reciproci non servono, ma è giusto confrontarsi sui contenuti. Il primo appuntamento sara’ la legge di Stabilita’, per la quale vanno previste correzioni che aggancino meglio lascelta della crescita a quella dell’equita’ sociale, tema che va irrobustito. Il secondo, e’ la definizione dei programmi di governo delle citta’ per i quali e’ fondamentale il ruolo di una sinistra riformatrice.  La dichiarazione di Fassina, secondo il quale ‘nelle principali citta’ non ci sono le condizioni per alleanze con il Pd’ va, purtroppo, nella direzione sbagliata perché prima ancora di parlare di contenuti si fanno scelte di schieramento che prescindono dalle situazioni locali e obbediscono a logiche nazionali. Scelta che, se attuata,caricherebbe di grandi responsabilita’ la neonata Sinistra Italiana. Per incentivare lo sviluppo e avere positive e durature ricadute sull’occupazione ilGoverno deve migliorare , nella legge di Stabilita’, la normativa sulcontratto a tutele crescenti. E’ positivo il fatto che gli incentivi proseguano anche oltre il 2015 ma si rendono necessarie due modifiche. La prima, riguarda il Mezzogiorno. Se e’ accettabile la riduzione dal tetto di 8.060 euro a 3.250 per gli incentivi che decorrono dal 2016, è necessario che il precedente limite piu’ favorevole rimanga per le aziende del Sud. In secondo luogo la durata dei nuovi incentivi debba essere nuovamente di 3 anni e non solo di 2. In questo si eviterà che il Jobs Act si trasformi in un risultato momentaneo anziche’ in un successo duraturo. Una scelta che puo’ consolidare il successo del Jobs Act, dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. Inoltre, continua Damiano, condividiamo l’opinione del ministro Poletti a proposito della flessibilita’ del sistema pensionistico e anche noi pensiamo che sia la via maestra per correggere l’attuale sistema previdenziale. Consentire ai lavoratori, su base volontaria, di poter accedere alla pensione a partire dai 62 anni con 35 di contributi e l’8% di penalizzazione, e’ la soluzione migliore che puo’ favorire il ricambio generazionale e il loro ingresso nel mondo del lavoro.

Cocis

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