Il parere della Commissione europea richiama l’Italia ad un più sostanziale percorso di spending review. La questione della spending review resta delicata, poiché la manovra presenta un dimezzamento dei risparmi previsti con il Def di aprile, in base al quale la Commissione ha autorizzato 6,4 miliardi di flessibilità attraverso la clausola sulle riforme, leggi 5,8 miliardi di spending review, parzialmente sterilizzati da 3,7 miliardi di nuove spese. Sarà necessario convincere l’Europa che il contenimento della spesa dal 2017 riprenderà con vigore, altrimenti scatteranno le clausole di salvaguardia per 25,2 miliardi sotto forma di aumento dell’Iva e delle accise. Molte misure previste dalla manovra produrranno effetti positivi, di stimolo all’economia, ma forse si poteva fare di più sul versante della spesa. Ridurre gli sprechi e il perimetro della Pubblica amministrazione non è impresa facile, ma il risanamento dei conti di un paese che punti a mitigare i naturali effetti di soffocamento dell’economia, non può evitare di passare per una profonda revisione dell’apparato della P. Si tratta di rendere più credibile il disboscamento delle partecipate da Comuni e Regioni e soprattutto di condurre al mercato il trasporto pubblico locale, senza clausola sociale in modo da rendere effettivamente contendibili le società che lo gestiscono. Si tratta anche di affrontare il nodo della spesa storica delle municipalità passando al pieno uso dei fabbisogni standard quali criteri di riparto del fondo di solidarietà. Nel triennio essi incidono ora solo per il venti, trenta e cinquanta per cento del fondo. La Commissione infine ripropone il pensiero unico della tassazione sulla casa ma l’Europa può dare obiettivi, non il modo di perseguirli. E la prima casa è lo strumento della coesione fondata sul radicamento delle famiglie. Non meraviglia, quindi, che i funzionari della Commissione appaiano perplessi circa i risparmi attesi nel 2016 dalla spending review, stimati complessivamente in 5,8 miliardi, contro i 10 miliardi annunciati nell’aprile scorso. Molte misure previste dalla manovra produrranno effetti positivi, di stimolo all’economia, ma forse si poteva fare di più sul versante della spesa. Ridurre gli sprechi e il perimetro della PA non è impresa facile, ma il risanamento dei conti di un paese che punti a mitigare i naturali effetti di soffocamento dell’economia, non può evitare di passare per una profonda revisione dell’apparato.
Cocis